In molte occasioni, in questi anni, abbiamo ribadito la necessità di urgenti interventi strutturali che consentano di interrompere la inarrestabile depauperazione, niziata con l’arrivo della legge 31/98 e della nascita del ruolo dei Dirigenti, che (come ampiamente evidenziato dai bilanci e come segnalato con chiarezza dalla Corte dei Conti) porterà inesorabilmente il fondo a non poter più svolgere la propria funzione.
Come se nulla fosse invece si sono continuati ad organizzare viaggi “termali”, “didattici” e di “studio” ignorando la posizione di chi rappresentava i lavoratori e soprattutto la disastrosa situazione economica. Il nostro parere all’interno del Comitato di Gestione del Fondo, pur messo in minoranza dalla cospicua rappresentanza dei dirigenti, si è sempre basato su proposte equilibrate per la tutela del fondo nell’interesse di tutti.
Tante volte abbiamo detto che non sono le risorse stanziate per scopi “ricreativi” a decidere le sorti del fondo (comunque ben oltre 150 mila euro l’anno) ma, erano spese che in un momento di grave crisi generale in cui si mettono addirittura in discussione diritti previdenziali “acquisiti”, sommato alla grave crisi del FITQ erano perlomeno “inopportune”.
L’unico ruolo del comitato di gestione sembrava essere quello di organizzare con puntualità svizzera le “vacanze termali” senza curarsi del destino del fondo, senza occuparsi di riflettere sulla necessità di una proposta di riforma seria ed equilibrata che tenesse conto delle modifiche avvenute nel tempo (la legge istitutiva e del 1965) e che potesse tutelare il fondo da quello che si è verificato con la recente legge 16/2011. Mai nessuna denuncia sugli incarichi conferiti all’ultimo momento poco prima della pensione che hanno consentito a “fortunati” dipendenti di ricevere cifre ben superiori a quanto versato creando il buco di bilancio che chi fa parte del Comitato conosce bene.
Certo in passato le cose funzionavano diversamente, quando c’era un buco nella pubblica Amministrazione, un emendamento alla finanziaria risanava tutto anche se si trattava di cifre cospicue che facevano aumentare questa entità “astratta” che era il debito pubblico.
Oggi che le “leggerezze” del passato le stiamo pagando di tasca tutti i giorni (si pensi soltanto al blocco dei contratti fino al 2015) e viviamo in una realtà dove ogni giorno vi sono nuove emergenze lavorative con aziende al tracollo e persone che perdono il lavoro, come si può pensare di gestire con “disinvoltura” un bene così prezioso per le nostre pensioni illudendoci che il Consiglio Regionale metta a disposizione poi decine di milioni di euro per ripianare i conti.
Ora, dopo aver portato allo scoperto con il nostro lavoro i problemi che qualcuno preferiva tenere nascosti, dobbiamo impegnarci per non perdere l’opportunità di una riforma che consenta di tutelare quanto versato finora ma soprattutto di garantire quella previdenza integrativa che noi abbiamo già ma che è diventata una priorità per tantissimi dipendenti sia del comparto pubblico che di quello privato.