Il “CFS sbarca in sicilia” scrivevano qualche mese fa alcuni sindacati del Corpo Forestale dello Stato in occasione dell’apertura degli uffici Cites e dell’invio di personale CFS presso le procure Siciliane. Alcuni stigmatizzando per altro l’eccessivo numero dei trasferimenti che andavano ad incrementare le già enormi carenze di personale che opera nel resto del territorio italiano affidato al controllo del CFS.
Secondo dati del Ministero, infatti, sarebbero soltanto 4.000 gli uomini del CFS in servizio direttamente sul territorio presso le stazioni forestali di tutte le regioni a statuto ordinario rispetto a quasi 2.ooo operatori dei Corpi Forestali Regionali (complessivamente circa 3.000) presenti sul territorio delle sole 4 Regioni e 2 Provincie autonome. Viene quindi da chiedersi quale sia il motivo che spinge i vertici del CFS ad accentuare questa disastrosa situazione degli organici avventurandosi in una sorta “riconquista” delle regioni e provincie autonome molto meglio “presidiate”? Perché, in un momento di grande crisi, si sperperano energie e quindi anche risorse economiche in spregio ai sacrifici che tutti i cittadini (compresa la nostra categoria) sono costretti ad affrontare?
E risaputo che i Corpi Forestali Regionali e Provinciali nascono da norme di “rango costituzionale” (che non possono essere ne modificate e tanto meno cancellate da leggi ordinarie dello Stato) ed i loro operatori esercitano sul loro territorio le stesse competenze affidate, nel resto dell’Italia, ai forestali del CFS. Per quanto riguarda il CFVA lo evidenziano, oltre le norme, l’alta considerazione della Magistratura nell’affidarci importantissime indagini ed i numeri, talvolta impressionanti, dell’attività di polizia giudiziaria (oltre 1000 comunicazioni di notizia di reato solo nel 2012) rispetto a tutti i settori dell’ambiente e non solo la lotta agli incendi.
Certamente la legge 121/81 riconosce al CFS fra i primi compiti quello della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica “con particolare riferimento alle zone rurali e montane”. Ma di fatto questa è una funzione che può essere esercitata soltanto con una capillare presenza sul territorio. Paradossalmente il CFVA pur non essendo inserito, al pari degli altri corpi regionali e provinciali, fra le forze di polizia, esercita quotidianamente questa funzione con i suoi circa mille forestali che operano quotidianamente sul controllo del territorio: considerazioni supportate dalle relazioni annuali sulla nostra attività e da quello che registriamo quotidianamente. E’ notizia di questi giorni, ad esempio, il fatto che i colleghi della Stazione Forestale di San Nicolò Gerrei hanno tratto in arresto una persona per aver rinvenuto nella propria auto, nonostante fossero ben occultate, diverse armi con matricola abrasa e relativo munizionamento, scoperti semplicemente per evidenti segni di nervosismo durante un normale controllo. Esattamente quella che in gergo viene denominato “presidio del territorio”.
In un interrogazione al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, presentata alla Camera il 21 dicembre scorso dall’ On. Messina, si chiede quali siano le motivazioni di questa sovrapposizione delle competenze fra CFS e Corpo Forestale Regionale che avviene nel territorio Siciliano e quali provvedimenti questi intenda intraprendere per sanare la questione. Il fenomeno interessa in modo più limitato (per ora?) anche la Sardegna dove alla procura di Cagliari sono arrivati due colleghi del CFS. Questi si “aggiungono” agli otto forestali del CFVA e pare dipendano direttamente dall’Ispettorato di Follonica da cui immaginiamo riceveranno quanto serve per gestire una sezione di PG. La domanda (a cui ci piacerebbe rispondessero i vertici del CFS) è: con quali risultati e sopratutto con quali costi?
Noi pensiamo che dietro questa operazione del CFS (la cui dirigenza sembra rimasta ai tempi della “marcia su Roma”) sia legata al fatto che ci si voglia presentare all’appuntamento della riforma delle forze di polizia (chiesta più volte dall’Europa ma finora rinviata) come un Corpo di polizia presente su tutto il territorio nazionale senza però tener minimamente conto dei forestali delle regioni e delle provincie autonome.
Nel rispetto delle diversità, l’idea di un unico Corpo Forestale che da Muravera arrivi fino al Monte Bianco può essere un progetto che ci unisce e che può servire a non disperdere un Istituzione che ha una storia ed una tradizione di cui tutti dovremo andare orgogliosi. Se invece qualcuno pensa di “aprire nuove colonie” semplicemente per “marcare” ed allargare il proprio territorio commette un grosso errore ed alle interrogazioni dell’ On. Messina seguiranno altre richieste di spiegazioni e ben più forti atti politici.
Sicilia – due Corpi Forestali di Giovanni Tornesi