La Sala operativa di Sassari, in piena emergenza maltempo, chiude i battenti durante la notte per “mancanza di personale” lasciando utenti, istituzioni e personale CFVA sul territorio senza alcun supporto logistico. Poco importa se ci sono “protocolli” da rispettare sulla base dei quali le varie Istituzioni, ed in particolare il Dipartimento delle Protezione Civile, basa il suo piano di interventi per soccorrere la popolazione da eventuali disastri e calamità naturali.
Nulla di nuovo per noi abituati da sempre a convivere con l’incertezza di strutture create, implementate, ridotte o cancellate sulla base di criteri che spesso ben poco hanno a che fare con le esigenze reali del nostro lavoro. Così i vari nuclei, Sezioni di PG, sale operative e quant’altro variano di organizzazione, numero di addetti e dotazioni a seconda dell’Ispettorato come se si trattasse quasi di amministrazioni differenti e non dello stesso CFVA. Spesso basando la propria operatività su provvedimenti estemporanei come “rattopare” all’ultimo momento con personale chiamato a coprire festività o esigenze dell’ultima ora.
Le sale operative sono, a nostro parere, un riferimento prezioso per la nostra attività ed il loro ruolo diventa poi fondamentale nella gestione delle emergenze sia per il personale CFVA che opera sul territorio, sia per i cittadini che principalmente in ambiti rurali e montani hanno un riferimento ed un interlocutore certo. Come possiamo chiudere questo importante canale di comunicazione proprio quando c’è più bisogno? In caso di incidenti e danni a persone o cose quale immagine avrebbero i cittadini della nostra Amministrazione? In un contesto di gravi restrizioni generali (con i giornali che anche in questi giorni hanno ricordato all’opinione pubblica che costiamo alla collettività 50 milioni di euro l’anno solo di stipendi) possiamo permetterci il lusso di affrontare con questa leggerezza il delicato compito del soccorso alle popolazioni?
Eppure basterebbe soltanto guardarsi intorno per capire quanto risulta importante oggi garantire un servizio di interfaccia con il cittadino che dia la certezza di trovare nell’amministrazione di cui facciamo parte un interlocutore certo. Nel settore privato dilagano numeri verdi e call center e nel pubblico oramai anche l’amministrazione più scalcinata ha attivato un proprio ufficio di relazioni con il pubblico. Non di meno i corpi di polizia e fra questi l’Arma dei Carabinieri, oramai da anni, garantisce un servizio di risposta con un operatore anche qualora gli utenti suonino al citofono di una comando stazione deserto.
Per fare funzionare correttamente una Sala Operativa nelle 24 ore occorrono almeno 6 operatori assegnati in modo definitivo ed almeno altri sei adeguatamente formati che subentrano quando necessario. Per le sette sale operative ripartimentali occorrono quindi 42 colleghi assegnati ed altri 42 “reperibili” che su un organico totale di 1350 persone non sono evidentemente un numero che può giustificare una interruzione di questo servizio, sopratutto quando si va incontro ad una situazione di emergenza.
Come si può, quindi, lasciare che la “superficialità” di qualche direttore nell’organizzare il servizio metta a repentaglio la sicurezza del personale CFVA che opera sul territorio e l’immagine di efficienza che vogliamo a dobbiamo dare ai cittadini? Perché se un Forestale commette errori finisce con estrema facilità sotto provvedimento disciplinare con le relative decurtazioni sul premio di rendimento ( poco più di mille euro l’anno) mentre un Direttore può infrangere norme e disposizioni di servizio, senza che la “direzione politica” faccia alcuna verifica per stabilire se i loro rendimento (25 mila euro l’anno) sia oppure no un “premio” meritato?