Era nell’aria da diverso tempo ma ora è certo: anche per il 2014 non ci sarà alcun rinnovo di contratto economico. Il testo della legge di stabilità approvata in questi giorni dal Governo non lascia scampo a tentennamenti o interpretazioni; si prosegue con il blocco previsto dal vecchio ma “sempre di moda” D. lgs. 78/2010 semplicemente modificandone la data di scadenza che dal 31 dicembre 2013 passa al l’ultimo giorno dell’anno 2014.
Si diceva che per rilanciare l’economia si doveva ridare un po di respiro anche a quei diversi milioni di dipendenti pubblici che, assieme ai lavoratori del settore privato vittime di veri e propri disastri, da anni hanno smesso di spendere, sia per la grossa perdita del potere d’acquisto degli stipendi, sia per l’incertezza che oramai regna anche in tutto il settore pubblico. Il Governo invece, nel tentativo di limitare gli attuali livelli di spesa, opera semplicemente tagli lineari su tutte le categorie e generalizzati blocchi contrattuali.
Ma se in una famiglia (a causa del fatto che si è acquistata un auto sportiva che non ci si poteva permettere) non basta più lo stipendio si taglia allo stesso modo “in modo lineare” sia sulle spese dell’auto sia sul cibo o i libri di scuola dei bambini? Un buon padre di famiglia rivenderebbe immediatamente l’auto troppo costosa per eventualmente acquistare un utilitaria.
Allo stesso modo nella pubblica amministrazione circa 15 anni fa con la creazione dei “Dirigenti Pubblici” che vanno a sostituire quelli che da noi erano i vecchi funzionari “coordinatori dei servizi” (in pratica le stesse persone) si è data una svolta “storica” per la famosa “efficienza ed efficacia” della pubblica amministrazione. Una serie di riforme che oltre e rilevarsi assolutamente inefficaci (i risultati sono sotto gli occhi di tutti) sono servite semplicemente per aumentare a dismisura le spese, gli stipendi e gli incarichi di alcune categorie (nella regione sardegna le retribuzioni dei dirigenti sono più che raddoppiate negli ultimi dieci anni) fino agli eccessi che tutti conosciamo dei quasi quattrocento mila euro l’anno del Comandante del CFS o gli oltre 600 mila del capo della polizia.
Oggi non ci possiamo più permettere un auto lussuosa acquistata con troppa disinvoltura ma tagliamo in modo uguale anche su chi da sempre possiede soltanto un utilitaria e non riesce più a metterci nemmeno il carburante per arrivare a lavoro. L’economia non riparte dicono gli osservatori, ma se la ricetta continua ad essere la stessa, almeno per i quello che ci riguarda, non intravediamo alcuna speranza.