L’amministrazione ha deciso che i lavoratori del CFVA in servizio presso l’isola dell’Asinara hanno usufruito di un numero di giornate di ferie superiore a quelle che effettivamente egli stessa ha già concesso e pertanto chiede indietro, dopo quasi cinque anni, l’equivalente di un anno di ferie. Una decisione quantomeno paradossale e schizofrenica visto che le ferie seguono da sempre precise procedure con tanto di fior fiore di responsabili di settore che “controllano”, direttori di servizio che le concedono, ed un imponente sistema informatico da svariate decine di milioni di euro che gestisce tutte le richieste del personale.
Tutto nasce dal fatto che questi colleghi devono adattare il proprio orario di lavoro agli orari dei traghetti che collegano l’isola dove prestano servizio e sono quindi costretti ad una programmazione in sole 4 giornate lavorative settimanali anziché nelle cinque canoniche previste dal contratto. “Vantaggio” non di poco conto se si pensa che questo personale quando smonta dal servizio, a causa del fatto che non vi sono coincidenze nei trasporti , trascorre buona parte del proprio “tempo libero” sul posto di lavoro. In altre parole sarebbe come se ognuno di noi avesse il “vantaggio” di terminare la propria settimana in sole quattro giornate lavorative ma trascorrendo (senza poter tornare a casa) la notte ed il restante tempo libero dentro il nostro stesso ufficio.
Senza entrare nel merito dei disagi complessivi come la mancanza di acqua potabile, alloggi più vicini ad una prigione che ad una struttura “civile”, il disagio di essere in un isola che ti consente di tornare a casa solo se il mare non è in burrasca, ma lavorare su quattro giorni in questo modo può essere considerato davvero un vantaggio tale da dover rimodulare al ribasso il numero complessivo delle ferie già concesse? Se questo principio comunque risultasse vero occorre però domandarsi dove erano in questi cinque anni coloro che hanno il compito di verificare e concedere le ferie? E se davvero c’è stato questa negligenza così clamorosa quali provvedimenti si prenderanno nei confronti dei responsabili visto che si chiede ai colleghi il disagio di rinunciare all’equivalente di un anno di ferie?
I legali del SAF hanno già provveduto ad inviare una apposita diffida e si preparano a tutelare in ogni sede i diritti dei nostri associati, ma è avvilente che si affrontino in questo modo i problemi ed i disagi di chi “in prima linea” sul territorio si batte per rendere un servizio alla comunità ed in questo caso per garantire, nonostante le grosse difficoltà, un presidio in uno dei posti più belli e preziosi della sardegna.