Incertezza e confusione sembrano essere a tutti i livelli le parole d’ordine sulla riorganizzazione delle forze di polizia in Italia il cui primo passo dovrebbe essere fatto con con il disegno di legge 1577 del Governo che prevede la soppressione del Corpo Forestale dello Stato. Mentre la nona Commissione del Sento approva il testo, il movimento 5 stelle (Crimi primo firmatario) propone già un emendamento che prevede la semplice trasformazione del CFS in polizia ambientale e l’accorpamento di tutti i corpi di regioni e provincie autonome. La senatrice Pd Leana Pignedoli presenta un proprio disegno di legge per lasciare il Corpo esattamente così com’è ed il Ministro delle risorse agricole e forestali Maurizio Martina ha dichiarato in più di una circostanza (in controtendenza con il DDL del suo stesso Governo) di non voler consentire la smobilitazione del CFS.
Non meno complesse le posizioni dei sindacati del Corpo Forestale dello Stato: il sapaf vuole la chiusura del CFS per confluire nella Polizia di Stato (ex proposta di legge Rosato) l’Ugl invece difende l’utilità del Corpo Forestale così com’è, ma entrambi i sindacati sostengono il Comandante del Corpo Cesare Patrone quando propone di assorbire forestali regionali e polizie provinciali. In questo “marasma” i Vigili del Fuoco del Conapo chiedono al Governo le competenze sull’antincendio boschivo.
Posizioni diametralmente opposte quelle dei nostri sindacati con il Saf, Cgil, Cisl e Uil che sostengono che il CFVA (non certo privo di diffetti) va difeso e migliorato e contestano fermamente il modello CFS che ancora assume operai agricoli, gestisce direttamente cantieri, boschi e riserve naturali a scapito del servizio sul territorio e del ruolo per noi fondamentale delle stazioni forestali. Ma anche nel CFVA c’è chi la pensa diversamente e si presenta con il proprio sindacato dal vice presidente della Camera dei Deputati a dire che “non sappiamo fare altro che spegnere incendi ed anche i nostri nuclei di PG che dovrebbero fare le indagini vengono impiegati soltanto per questo” e propone, con una nota indirizzata allo stesso vice presidente, che sia “sciolto”il CFVA.
Il Corpafor difende invece il ruolo di regioni e provincie autonome e auspica la realizzazione di una Polizia Ambientale federata dove ogni regione (anche a statuto ordinario) decide quanto investire in termini uomini, mezzi e strutture sulla base delle peculiarità del proprio territorio e delle proprie emergenze ambientali supportate da un coordinamento nazionale che resterebbe comunque al CFS. Un modello per altro simile a quanto proposto con il decreto legislativo n.143/1997 dal governo Prodi poi abrogato prima della sua attuazione dalla legge 36/2004 su iniziativa del ministro Alemanno del secondo governo Berlusconi.
Una posizione, quella del Corpafor, che sembra trovare almeno in parte il consenso della 9° commissione del Senato che qualche giorno fa, nel dispositivo di approvazione del DDL 1577, ha “prescritto” che il CFS vada migliorato e potenziato ma esplichi il proprio ruolo “senza sovrapposizione, ma in coordinamento, con altri soggetti e in modo tale da integrare le strutture nazionali con quelle locali, coordinando il sistema nazionale con i Corpi regionali“
Fra i colleghi, e non solo in Sardegna, cresce la preoccupazione e sono sempre meno quelli che intravedono da questa riforma la possibilità di miglioramenti ed è sempre più diffusa la consapevolezza che al momento delle decisioni in Parlamento nessuno terrà conto delle esigenze del personale. Quale può essere infatti, l’esito di una riforma (che ha come primo obiettivo quello del risparmio per contrastare la peggiore crisi che la nostra generazione ha conosciuto) dove sono gli stessi operatori del Corpo a sostenere la propria inefficienza e chiedere la soppressione della propria amministrazione?
Il SAF sostiene da sempre e con forza il ruolo e la professionalità del personale CFVA (spingendosi in questo anche a trovare la sinergia, con il progetto Corpafor, con le altre regioni e provincie autonome) cercando di contribuire a consolidare nell’opinione pubblica e nella politica l’importanza del nostro lavoro. Ma per chi oggi amministra la Sardegna (che a breve dovrà affrontare l’ennesimo taglio di cinque miliardi approvato con la recente legge di stabilità del Governo) la possibilità di cedere allo Stato il CFVA potrebbe essere l’occasione per ridurre le spese, magari per poter salvare qualche piccolo ospedale ed i relativi posti di lavoro.
Un ipotesi surreale ma che in una situazione di grave crisi potrebbe avere una sua logica. Poco importerà poi alla politica del destino lavorativo del personale che confluisce nel CFS o direttamente nella Polizia se comunque sarà lo Stato a garantire “gratuitamente” alla Sardegna “lo stesso servizio” accollandosi i circa 100 milioni di euro di costi fra stipendi, mezzi e strutture del CFVA. Se poi a chiederlo sono gli stessi operatori (anche se una minoranza) sarà per la politica la soluzione “meno dolorosa” costretta a scegliere fra “cedere il proprio personale a Patrone” o lasciare intere categorie di lavoratori sardi senza alcun stipendio.
Di sicuro saranno in pochi a preoccuparsi qualora eventuali “cambiamenti” dovessero produrre qualche “effetto collaterale” per il personale CFVA che rischia di finire nel tritacarne di una riorganizzazione che passa necessariamente da graduatorie, anzianità, sedi di servizio, attribuzione di competenze e quant’altro. Non sappiamo oggi quanti “morti” e “feriti” ci potrebbero essere nel caso si verificasse questa sciagurata ipotesi (che non serve ne ai forestali e tanto meno alla Sardegna) ma di sicuro, una volta approvata la riforma, qualsiasi siano i suoi effetti, non si potrà tornare indietro. Proprio per questo, fino a quel giorno, attraverso il nostro sindacato (se i colleghi ci sosterranno con le loro deleghe) continueremo a batterci perchè il lavoro, la professionalità e tutto quello che c’è oggi di buono nel CFVA, non vada perduto.
Corpafor: Lettera ai Presidenti delle Regioni e Province autonome ottobre 2014 DEF
Commissione Agricoltura del Senato: il testo dell’approvazione del DDL 1577