Una volta il personale forestale veniva valutato attraverso le famose “note caratteristiche” una sorta di lasciapassare per accedere al grado superiore che ti veniva rilasciato dal comandante di Stazione o comunque dal tuo diretto superiore. Raccontano i nostri marescialli più anziani (ormai tutti in pensione) di clamorose ingiustizie, di frequenti soprusi e di atti di imbarazzante servilismo nei confronti dei superiori. Per fortuna un metodo vecchio, superato dal tempo e dalle innovative norme che regolano il pubblico impiego che prevedono la “valutazione del personale” in chiave moderna, con criteri oggettivi legati ai risultati sul lavoro, all’impegno ed alle capacità professionali. In parole più semplici: non è cambiato nulla!
Quello che sta succedendo in questi giorni lo dimostra chiaramente, ma soprattutto evidenzia quello che è il fallimento di tutta l’impostazione che il legislatore ha voluto dare con una riforma che voleva migliorare la propria efficienza basandosi sul principio che occorreva calare le regole del “privato” sul pubblico impiego. Senza entrare nel merito della Legge 421, i vari decreti attuativi ed infine la legge regionale 31 che gli ha recepiti, ma restando semplicemente nell’ambito della nostra Amministrazione quali sono stati gli effettivi miglioramenti legati alla nascita del ruolo dei dirigenti, agli incarichi, ed alla valutazione del personale?
Mettere i colleghi uno contro l’altro in una competizione sterile e fine a se stessa ha migliorato la nostra efficienza e quella dell’amministrazione per cui lavoriamo? Siamo più veloci a spegnere gli incendi? Sono scomparsi i bracconieri? Gli utenti ricevono risposte in tempi da record rispetto al passato? Domande certamente cariche di ironia, ma guardiamoci intorno, dove è finito l’entusiasmo e lo spirito di appartenenza che spesso ci faceva superare ogni limite contrattuale in nome del risultato che tutti assieme dovevamo raggiungere.
I vecchi “Coordinatori del Servizio” (personale forestale con specifica preparazione tecnica) che avevano il ruolo di organizzare il lavoro di una “squadra” furono caricati con la legge 31 del ruolo di dirigenti con il compito di governare l’amministrazione in modo manageriale ma soprattutto, per quello che ci riguarda, di gestire la valutazione del personale. Il risultato è che questi processi vengono gestiti da personale che (a parte aver ricevuto un cospicuo aumento di stipendio) non ha ne specifiche competenze tecniche ne gli strumenti necessari e finisce spesso per non conoscere nemmeno chi deve valutare, quindi trascurare il reale impegno e le capacità del dipendente ed in alcuni casi addirittura far prevalere antipatie o peggio piccole vendette. Dirigenti costretti a gestire il personale e rapporti sindacali che (e non lo diciamo con cattiveria) vorrebbero (e dovrebbero) dedicarsi al “controfuoco”, alla revisione del vincolo idrogeologico, e più in generale, agli aspetti tecnici del nostro lavoro.
Un processo che però non può essere evitato, salvo perdere quel poco di risorse che possono arrivare dalle progressioni, perché da Franco Bassanini a Renato Brunetta (nonostante siano trascorsi quasi vent’anni) le disposizioni sono chiare: senza pagelle nessun aumento. Nessuna parte politica sembra voler affrontare seriamente il problema dell’efficienza della pubblica amministrazione e gli unici interventi sono mirati esclusivamente ai soliti ennesimi tagli per il contenimento della spesa.
Nel nostro contratto economico 2007-2008 la Corte dei Conti ci fece ridurre di un euro e cinquanta lo strabiliante aumento tabellare di 30 euro per ogni anno, perché sforava l’inflazione “imposta” dal Governo. Ora fino al 2015 hanno bloccato anche quel poco di adeguamento. Se ci sarà un cambiamento non sarà certamente domani, mentre le risorse per le progressioni fra dieci giorni potrebbero essere definitivamente perse. In questo sciagurato caso non saranno più valide le valutazioni è “giustizia sarà fatta”, ma sarebbe davvero la più magra consolazione che in questo periodo Babbo Natale possa regalarci.