Di recente sono stati diffusi dei comunicati che parlavano della riforma del FITQ come “una truffa” a danno dei dipendenti e pare che qualche organizzazione sindacale abbia anche chiesto al Governo di intervenire bloccando, attraverso la Corte Costituzionale la legge 27/2011.
Noi invece abbiamo definito la riforma del Fondo come una riforma accettabile, necessaria per garantire a tutti la possibilità di “trovare traccia”, nella propria pensione, di quanto versato durante la propria attività lavorativa. Qual è allora la verità?
La legge di riforma del Fondo scardina quel “giochetto” che ha tanto agevolato i Dirigenti che andavano in pensione con il calcolo dell’ultima retribuzione, compreso il compenso per l’incarico, con il risultato che ritiravano molto di più rispetto a quello che avevano versato. Ma oltre a loro, seppur in misura inferiore, anche chi riceveva l’incarico di settore godeva dello stesso meccanismo per cui se si pensa che in Regione gli incarichi sono in media uno ogni sette dipendenti (spesso avvicendati man mano che si avvicina la pensione) è facile capire che si avvantaggiavano veramente in tanti.
Ben diverso invece per il personale CFVA dove ben oltre mille persone avevano al momento della riforma due certezze: la prima di non poter ricevere mai alcun incarico di settore, la seconda che fra dieci anni il fondo sarebbe stato completamente depredato e le casse del FITQ ridotte a zero.
Pertanto per chi contava di potersi avvantaggiare di quel meccanismo questa riforma è certamente penalizzante ma per chi, come noi era destinato soltanto a versare, con la certezza che al momento della nostra pensione nel Fondo non ci sarebbero state risorse la prospettiva è certamente diversa.
Il nuovo fondo non è certamente un privilegio ma è un istituto simile a quello che tanti altri lavoratori pubblici hanno già attivato, ed altri, compresi i lavoratori del Comparto Sicurezza, chiedono di attivare. Infatti anche per chi ha la possibilità di usufruire dello scivolo, con il sistema contributivo che prevede il calcolo della pensione su quanto effettivamente versato, esiste il pericolo reale che questo beneficio venga annullato e che il personale per maturare una pensione dignitosa sia comunque costretto a restare in servizio quanto più possibile.
Per questo riteniamo che l’integrazione al TFR attraverso conti individuali, la possibilità di accedere all’anticipo della liquidazione e i prestiti fino a 10.000 euro al tasso di poco più del 2% siano istituti comunque favorevoli per i tutti i dipendenti, che abbiamo il dovere di gestire correttamente e difendere anche da chi avrebbe voluto mantenere i privilegi di un tempo.