Non sono ancora disponibili le motivazioni della sentenza, ma il Giudice di Lanusei è stato chiaro: la collega vittima dell’ennesimo “errore” della nostra Dirigenza, dovrà andare nella sede che aveva chiesto, e l’Amministrazione (così come succede quando il giudice accerta che hai “torto marcio”) dovrà pagare anche tutte le spese legali.
Solo l’ennesimo caso in cui le regole sono state interpretate ed adattate in funzione dell”obiettivo (non sempre nobile) che il dirigente vuole raggiungere. Non accusiamo certamente nessuno di “corruzione”, “organizzazione mafiosa” o “servizi segreti forestali deviati”, dietro probabilmente soltanto un po di presunzione e l’incapacità dei nostri Dirigenti di scindere i propri personalismi dalle regole che nella pubblica amministrazione dovrebbero essere invece un riferimento imprescindibile per tutti.
Nonostante però il nostro sindacato abbia da sempre dedicato buona parte delle proprie risorse economiche alla tutela legale gratuita dei nostri associati il fenomeno non accenna a diminuire. Abbiamo vinto cause in quasi tutti i tribunali dell’isola, in alcuni casi anche con il risarcimento dei danni economici subiti dai nostri colleghi (spese di viaggio per diverse decine di migliaia di euro) pagati però, non dal Dirigente che aveva “sbagliato”, ma dalle solite casse della Regione. Negligenze certificate dalla sentenza di un giudice a cui però non è seguito (come probabilmente sarebbe invece successo ad un qualsiasi collega) alcun provvedimento disciplinare e tanto meno una valutazione negativa ne in sede di assegnazione delle ingenti risorse del loro salario “di rendimento” legato al raggiungimento degli obiettivi e tanto meno al momento della riconferma dell’incarico ricoperto.
Occorre evidenziare chiaramente che non si tratta di errori (sui quali si potrebbe avere l’attenuante del detto “Errare humanum est”) ma di una precisa volontà di gestire in modo autoritario e personalistico il CFVA che in una recente riunione con il Comandante del CFVA abbiamo definito la “sindrome di Marchionne”. Frutto di questo atteggiamento, ad esempio, la recente determinazione del Comandante sui trasferimenti nella quale si tiene conto degli “incarichi politici” ma non del “ricongiungimento al nucleo familiare” o dell’anzianità di servizio. Pur non avendo mai fornito alle organizzazioni sindacali le reali esigenze dell’amministrazione (esuberi e carenze) il Comandante, mosso a suo dire, da profondi sentimenti di correttezza, lealtà, senso del dovere ecc. ecc. si limita a poco chiari trasferimenti quasi tutti “sottobanco” (spesso mascherati da provvedimenti temporanei) che invece a noi ricordano i tempi peggiori delle clientele politiche o dell’autoritarismo militare.
Noi continueremo ad opporci a questo modo, obsoleto e irrispettoso delle norme, di gestire la pubblica amministrazione attraverso tutti i mezzi che ci sono consentiti. A tutela dei nostri colleghi scriveremo ancora, solleveremo la voce nelle riunioni, coinvolgeremo la parte politica e la Corte dei Conti e se cercheranno comunque di non sentire le nostre ragioni, qualcuno sarà costretto ad ascoltare l’ennesima sentenza di un giudice. Proprio come oggi.