Da qualche tempo si parla insistentemente del progetto, ormai alla luce del sole, del CFS di “riconquistare” le regioni e provincie autonome. Un obiettivo legato alla futura “polizia ambientale” che con ogni probabilità sarà una specializzazione alla polizia di stato che a sua volta “assorbirà il CFS. Arrivare a quel momento forti di essere presenti su tutto il territorio nazionale consentirà ai nostri colleghi dello stato di guadagnare in termini di visibilità e prestigio concedendo, per altro, al personale sardo la possibilità (finora preclusa) di tornare nella propria isola.
Ben diverso sarebbe il destino del CFVA condannato all’estinzione ed il cui personale si troverebbe obbligato ad una pericolosissima scelta: passare al CFS con il rischio, nel peggiore dei casi, di dover addirittura lasciare la Sardegna, oppure restare in Regione ed essere impiegato come usciere o, nella migliore delle ipotesi, come guardia parco nell’Ente Foreste. In ogni caso mettendo seriamente a rischio lavoro e sacrifici di tanti anni e con dei risvolti che potrebbero avere effetti devastanti per la vita lavorativa (e non solo) di ognuno di noi.
L’ eventuale idea che il personale CFVA chieda il transito allo Stato (ipotesi per ora sostenuta da una sola organizzazione sindacale) porrebbe comunque non pochi problemi di natura logistica, economica e previdenziale. Deve essere chiaro infatti che non ci sono certezze su quello che potrà succedere perché oltre alle aspirazioni e le richieste di CFS e CFVA ci sono le competenze della Regione Autonoma e della politica che decide il contenuto delle norme necessarie a rendere la “polizia ambientale” più funzionale, economica ed efficace di quanto lo sia oggi. Cosa che potrebbe anche essere in netto contrasto con la nostra necessità di avere una sede “non troppo lontana da casa”, il “mantenimento della pensione integrativa” e possibilmente il riconoscimento dello scivolo pensionistico riservato alle forze di polizia. Aspetti sui quali non siamo certamente chiamati a decidere oggi, ma su cui vale la pena riflettere.
La parte economica: Gli stipendi fra Stato e Regione complessivamente non sono molto diversi ma si avrebbe comunque una penalizzazione dovuta principalmente alla perdita dell’indennità di turno per il personale che opera sul territorio.
Il Sistema previdenziale e lo scivolo dei 5 anni: La prerogativa riconosciuta alle forze armate e di Polizia dell’abbuono di un anno ogni 5 non può essere riconosciuta in alcun modo per il servizio già prestato ma solo per il futuro.
Il Fitq: A parte il trattamento di fine rapporto, che viene erogato in un unica soluzione al momento della pensione, il personale del CFVA iscritto al fondo con la vecchia legge, avrà diritto ad una piccolo assegno integrativo della pensione che oggi viene pagato dal FITQ ai propri pensionati. In caso di passaggio allo Stato l’INPS si farà carico di pagare le nostre integrazioni? Ricordiamo che lo Stato (Dipartimento per gli affari regionali) ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale (la sentenza è di questi giorni) proprio contro la legge che ci riconosce questo diritto definendola “eccessivamente vantaggiosa”.
Gli organici: In sardegna sono presenti 1380 forestali a cui si aggiungeranno i colleghi dello Stato per un totale che può arrivare a sfiorare le 1500 unità. Si può pensare (in un momento storico come questo) che il legislatore conceda tranquillamente a questi 1.500 Sardi di stare in Sardegna lasciando mezza Italia sotto organico con regioni come ad esempio il piemonte che (con poco più di duecento unità complessive) ha stazioni forestali su cui ricade il territorio di oltre venti comuni gestite da 2 soli colleghi?