Nel novembre del 2013 la Sardegna veniva colpita da un ondata devastante di mal tempo e pioggia che causarono danni economici enormi e la morte di 16 persone fra cui due bambini. In quei giorni tutto il personale del Corpo Forestale, a prescindere dal grado, ruolo e competenze, ha cercato di affrontare l’emergenza prestando soccorso oltre i propri orari di servizio, oltre la propria idoneità fisica, spesso mettendo a repentaglio la propria sicurezza e quella dei propri colleghi.
Nessuna “passerella” di uomini e mezzi parcheggiati di fronte alle telecamere arrivate per l’interesse mediatico di quei giorni, ma solo forestali sporchi di fango che cercavano di affrontare gli effetti di una natura devastante ed impietosa, coscienti di poter essere spazzati via in qualsiasi momento, ma anche certi che il proprio lavoro avrebbe potuto limitare gli effetti tragici ed il numero, in quei momenti sempre crescente, delle vittime.
Dopo poco più di due anni l’avviso di garanzia nei confronti dei vertici del CFVA emesso dalla Procura di Nuoro, lascia l’amaro in bocca, non solo a Carlo Masnata (ex Comandante del Corpo) Gavino Diana (ex direttore di Nuoro) e Anna Maria Pirisi (responsabile settore della protezione civile) destinatari del provvedimento, ma per l’effetto mediatico che la stampa ha voluto imprimergli, lascia un senso di ingiustizia rispetto all’impegno ed i rischi dei colleghi che hanno fronteggiato l’emergenza di quei giorni.
In particolare i nomi dei Dirigenti del Corpo, sulla stampa vengono associati al disastro di Oloè dove il crollo del ponte uccise un poliziotto che scortava un ambulanza. Fatti per i quali non sarebbero emerse responsabilità da parte nostra se non una generica accusa all’amministrazione di non aver presidiato maggiormente il territorio richiamando in servizio un numero maggiore di personale.
Un ipotesi questa, in netto contrasto con la realtà dei fatti, che ci lascia ancora più perplessi, visto l’uso eccessivo che l’amministrazione ha sempre fatto della “flessibilità” in occasione di tutte le allerte meteo, modificando turni programmati e riposi, richiamando il personale in servizio a svolgere servizi notturni di controllo dei “punti sensibili” anche solo quando al fax di allerta della protezione civile non seguiva una sola goccia d’acqua.
Siamo sicuri che i nostri dirigenti, a cui va la nostra solidarietà anche per non aver scaricato su altri le responsabilità, sapranno chiarire al più presto con la Magistratura tutti gli aspetti del ruolo svolto dal CFVA in quella circostanza. Non siamo mai stati bravi a “vendere” il nostro operato, ma finire in “pasto” dell’opinione pubblica alla stessa stregua di chi costruisce ponti che crollano troppo facilmente, sarebbe davvero una inaccettabile ingiustizia.