Manovra: “alla nostra categoria la stessa aliquota di tasse dei super ricchi”!

Dopo l’approvazione al Senato, per la conversione in Legge, si delinea oramai quali saranno gli effetti di questa ennesima manovra finanziaria, quali saranno i sacrifici e soprattutto chi li dovrà affrontare.

C’è l’aumento dell’Iva che pagheremo già col cappuccino al bar appena svegliati, poi col gasolio per recarci a lavoro, alla cassa del market, fino alla luce della lampada che spegniamo prima di addormentarci. Sparisce la vergognosa “gogna” sulla tredicesima ma i politici fanno a se stessi uno sconto sui tagli alle loro indennità prima annunciati del 50% poi ridotti a due aliquote del 20 e 40%. Innalzata infine la soglia per una tassa aggiuntiva per i super ricchi del 3% che pagheranno soltanto coloro che hanno redditi superiori ai 300 mila euro.

Per quanto ci riguarda però, oltre a pagare l’iva ed a subire come tutti i cittadini i tagli ai servizi ed alle detrazioni fiscali i cui effetti si sentiranno probabilmente il prossimo anno,  c’è una cosa che ormai tutti danno per scontata e di cui non si parla quasi più, ovvero il blocco dei contratti per i dipendenti pubblici.

La domanda che poniamo, alla luce della “giostra” di questi mesi che ha accompagnato la manovra finanziaria, è la seguente: imporre il blocco dei contratti impedendo di adeguare gli stipendi dei dipendenti pubblici all’inflazione, così come invece consentito ai dipendenti del settore privato, non è forse comunque una tassa?

Se l’inflazione dovesse essere nella migliore dell’ipotesi soltanto del 1,5% annua (in realtà siamo ben sopra il 2%) a gennaio prossimo, essendo il 2012 il secondo anno di blocco, avremo una decurtazione del potere d’acquisto delle nostre retribuzioni del 3%. Una “tassa” aggiuntiva esattamente identica a quella applicata con la manovra ai contribuenti Italiani che hanno un reddito superiore ai 300 mila euro!

Va bene la storiella che la crisi è oramai di dimensione quasi mondiale, ma anche se fosse di dimensione interstellare con un provvedimento di questo tipo possiamo parlare di equità sociale?

Paradossalmente chi ha un reddito di 200 mila euro all’anno (circa 10 mila euro netti al mese ) non rientra in nessuna tassazione aggiuntiva prevista dalla manovra, mentre un qualsiasi “servitore dello Stato” (poliziotto, carabiniere o forestale che sia) con stipendi di poco superiori a 1.400 euro al mese dovrà contribuire al “risanamento” attraverso una nuova tassa che si chiama “blocco dei contratti”.

Abbiamo sentito più volte, in questi anni, la frase “noi non metteremo le mani in tasca agli Italiani”. Ognuno farà le proprie valutazioni “economiche” o “politiche” ma per quanto riguarda i conti delle nostre retribuzioni (che sappiamo fare bene) noi non abbiamo dubbi: Le mani in tasca ce le hanno messe… hanno trovato poco, ma quel poco che hanno trovato se lo sono presi tutto!