Dossier di Repubblica: Poliziotti di giorno, camerieri di notte così la crisi (im)piega le forze dell’ordine

Riportiamo integralmente un articolo del quotidiano “Repubblica” del 30 agosto 2012

di VALERIA TEODONIO, FABIO TONACCI

Poliziotti di giorno, camerieri di notte così la crisi (im)piega le forze dell'ordine

Finanzieri che fanno i camerieri, vigili del fuoco che mettono infissi, poliziotti elettricisti e pizzaioli. Agenti massaggiatori di shiatsu o istruttori di palestra. Qualcuno autorizzato, la maggior parte di nascosto. Almeno il 30 per cento dei dipendenti pubblici impiegati nella pubblica sicurezza svolge abitualmente un altro impiego part-time. Il problema è che con gli stipendi bassi si fatica ad arrivare a fine mese, e l’accesso al credito è diminuito

L’appuntato Pietro è stanco. La sua doppia vita lo sta sfinendo. “Ma non ho scelta  –  racconta mentre si toglie la divisa da carabiniere  –  ho due figli all’università, li devo pur mantenere in qualche modo, no?”. Sono le 7 di mattina, un martedì di luglio a Napoli, già si boccheggia per l’afa. Pietro è appena rientrato a casa, tra un’ora lo aspettano in un appartamento da ristrutturare. Oggi gli toccano le tracce degli impianti elettrici. Ha 51 anni, gli occhi arrossati per la nottata di pattuglia, la voce arsa dalle sigarette. E uno stipendio che, dopo 25 anni di servizio nell’Arma, non supera i 1600 euro. “Pochi per mantenere la famiglia”. E così, dopo il caffè, indossa la sua seconda vita di muratore, al nero.

“Vado a dare una mano nei piccoli cantieri tutte le volte che i turni me lo permettono  –  racconta, ora che addosso ha una vecchia tuta macchiata di calcina  –  è illegale e rischio il posto, lo so. Ma senza quei 300 euro in più al mese non ce la faccio. E come me, tanti miei colleghi. Conosco finanzieri che fanno i camerieri, vigili del fuoco che mettono infissi, poliziotti pizzaioli, massaggiatori di shiatsu o istruttori di palestra”. I servitori dello Stato deputati alla nostra sicurezza, dunque, si trovano a fare i conti con mafiosi, criminali e quarte settimane che sembrano non arrivare mai. Ma in quanti hanno un secondo lavoro?

LA SECOND LIFE DEI POLIZIOTTI
La cifra la dice Massimiliano Acerra, dirigente nazionale e responsabile ufficio studi del sindacato di polizia Coisp. “Almeno il 30 per cento dei dipendenti pubblici impiegati nelle forze dell’ordine svolge abitualmente un altro impiego part time”. Tre su dieci. Sono centomila persone, solo considerando carabinieri, poliziotti e finanzieri. “E tra appuntati e brigadieri, tra agenti e assistenti di polizia  –  continua Acerra, che sull’argomento ha scritto il manuale “Prestazioni occasionali”  –  la media arriva fino al 40-50 per cento. In pochissimi però, non più di uno su dieci, hanno l’autorizzazione del ministero”. Dunque è tra i gradi più bassi e meno remunerati della scala gerarchica che bisogna cercare per trovare le storie degli statali con la doppia vita lavorativa. E di storie, appena si garantisce l’anonimato, ne saltano fuori parecchie. Da nord a sud.

Francesco, 46 anni, romano, è uno dei 39 mila assistenti della Polizia di stato. Lavora in un reparto speciale. “Siamo circa una quarantina in servizio  –  racconta  –  e a quanto ne so quasi tutti fanno qualcos’altro fuori dai turni”. Lui in particolare ha una bancarella di collanine al mercato. Venditore ambulante. Il suo collega di reparto, Saverio, molisano, 39 anni e una laurea in Giurisprudenza, quando non è di pattuglia collabora con uno studio legale. “Per legge non posso iscrivermi all’albo degli avvocati  –  spiega  –  però conosco la materia, e con i seicento euro che mi danno ci pago le tasse”. Qualcuno apre una propria attività, durante gli anni di servizio. “Per coprire il mutuo ho messo in piedi un bed & breakfast  –  racconta Filippo, primo maresciallo dell’Esercito di stanza a Torino  –  affittavo la camera degli ospiti. Ho anche chiesto l’autorizzazione al ministero della Difesa. Ero sicuro che mi avrebbero concesso il permesso, era un’occupazione saltuaria. Invece quando l’hanno saputo mi hanno mandato la finanza e mi hanno costretto a restituire all’amministrazione militare tutto quello che avevo incassato, cioè 330 euro in un anno”.

Lorenzo, assistente capo della polizia a Modena, la dice così: “Ti mettono nelle condizioni di essere disonesto. Ho 41 anni, sono separato e con due figli. Guadagno 1600 euro al mese e di questi 700 vanno in alimenti. Amo aiutare i cittadini e ringrazio la pubblica amministrazione per il lavoro che mi dà, ma il dipartimento non può pensare che riesca a vivere senza una seconda entrata. Avere le autorizzazioni è impossibile, quindi vado a potare gli olivi, taglio e raccolgo legna, faccio l’imbianchino. Per 50 o 100 euro al giorno”. È illegale due volte. Perché si opera al nero e perché un dipendente pubblico non può fare il doppio lavoro, salvo casi particolari. Si rischia il procedimento disciplinare e, qualche volta, il licenziamento. Dal 2009 al 2011, la Guardia di Finanza ha scoperto 3.300 casi in Italia. Hanno guadagnato illegalmente oltre 20 milioni di euro, con un danno alle casse dello Stato di quasi 55 milioni. Ma quanto guadagnano poliziotti, carabinieri e finanzieri? E quando sono autorizzati ad avere un secondo impiego?

I PEGGIORI STIPENDI D’EUROPA
Una volta indossare la divisa significava posto fisso e stipendio più che dignitoso. Sinonimo di sicurezza, possibilità di mantenere una famiglia, capacità di sostenere le rate di un mutuo. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Un poliziotto italiano appena assunto prende 1200 euro netti al mese. Lo stesso vale per gli agenti della penitenziaria, della forestale, per carabinieri e i finanzieri. I colleghi tedeschi del Bundeskriminalamt, la polizia criminale federale della Germania, a parità di condizioni, prendono 1626 euro. In Francia, i neoassunti nella Police Nationale guadagnano 1683 euro. Il corrispettivo spagnolo 1420, in Gran Bretagna addirittura 2516 sterline (3200 euro), che diventano 3171 (4000 euro) dopo i primi dieci anni. Insomma, i salari italiani sono tra i più bassi d’Europa. E gli scatti di anzianità in Italia portano ad aumenti di un terzo inferiori rispetto alle forze di polizia estere.

Anche per questo lo Stato permette ai suoi tutori dell’ordine di svolgere un lavoro extra, ma solo a certe condizioni e con l’autorizzazione scritta del ministero di competenza. “Si possono avere occupazioni part time  –  spiega Massimiliano Acerra  –  che non compromettano in alcun modo il servizio e che non rientrino nella categoria delle libere professioni. Proibite invece le attività troppo stressanti o in cui possano sorgere conflitti di interesse, come nei casi di aziende di vigilanza privata o di investigazione. In polizia, ad esempio, vengono autorizzate fino a 30 prestazioni all’anno per un massimo di 5 mila euro lordi”. Ma il problema è che le autorizzazioni non vengono concesse con facilità, le pratiche vanno a rilento, spesso si ignora la normativa base. Racconta il vicebrigadiere Fausto Antonini, da Firenze: “Sono diplomato al conservatorio, ho avuto il permesso di fare il musicista, ma spesso sono in difficoltà perché i teatri mi chiamano con un anticipo di dieci, quindici giorni, e per ottenere l’autorizzazione del ministero della Difesa ne servono almeno quaranta”.

“Il doppio lavoro oggi purtroppo è diventato una necessità  –  spiega Felice Romano, segretario generale del Siulp, il maggiore sindacato di polizia  –  E se prima ai poliziotti era garantito un accesso agevolato al credito, adesso non è più così facile. Così succede che gli agenti rischiano addirittura di finire nelle mani degli usurai. Abbiamo già dovuto salvare dei colleghi. Ci sono due strade: o lo Stato si fa carico di mantenere dei livelli salariali tali da arrivare a fine mese, oppure bisogna dare ai poliziotti la possibilità di avere una seconda occupazione”.

Enrico Alessi, agente di Pavia in polizia da 17 anni, è riuscito a farsi dare il permesso per gestire una pensione per cani con degli amici. Offre anche consulenze informatiche, che rientrano nelle prestazioni occasionali autorizzate. “Le mie entrate extra non superano i limiti previsti  –  spiega  –  di tutti i colleghi che ho conosciuto nella mia carriera, almeno la metà ha bisogno di fare un secondo lavoro. Alcuni lo fanno di nascosto, illegalmente, perché non conoscono bene le opportunità che abbiamo per legge”. Ma quali conseguenze ci sono?

STANCHI, DEPRESSI, POCO GRATIFICATI
“Mi è capitato di vedere un agente che si addormentava in servizio  –  racconta Antonio, poliziotto romano che accetta di farsi riprendere dalle telecamere di Repubblica, con il volto oscurato  –  poveraccio, faceva il cameriere in un ristorante e tornava a casa alle quattro. Oppure succede che chi ti sta accanto durante un pattugliamento in auto, all’improvviso ti chieda di cambiare strada per evitare di farsi vedere con la divisa addosso da chi potrebbe riconoscerlo e metterlo in difficoltà con l’altro mestiere. Deve quasi nascondersi. Risultato: muore l’orgoglio di essere poliziotto”. Non è difficile intuire quali siano le conseguenze di tutto questo. “Un’ora di straordinario in polizia viene pagata appena 6 euro  –  ragiona Antonio  –  non bastano neanche per pagare la babysitter di mio figlio. Così, chi ha un’occupazione alternativa, soprattutto nell’edilizia e nella ristorazione perché è più facile nascondere l’abusivo, difficilmente vi rinuncia per prolungare il turno. E’ sopravvivenza, nient’altro”.

E questa facilità a cercare e trovare una seconda entrata, fenomeno diffuso in ogni reparto e in ogni forza di polizia, consegna alle cronache casi che vanno oltre il procedimento disciplinare. L’ultimo, in ordine di tempo, ha riguardato Alessandro Prili, il carabiniere in servizio nell’ufficio Primi atti del Tribunale di Roma che, prima di venire investito da un’ordinanza di custodia cautelare, lavorava di fatto per due agenzie di investigazione, la Global security service e la Nuova Flaminia srl. E i casi di poliziotti che la notte fanno i buttafuori non si contano.
“Si vivono due vite parallele  –  ragiona amaro Antonio  –  una continua acrobazia per non far incontrare le due identità. Di giorno poliziotti a cui viene chiesto di rincorrere un mafioso, di notte camerieri che devono rincorrere gli ordini dei tavoli. Ci mancano le gratificazioni, questa è la verità! Quando inizi, da ragazzino, sei pieno di sogni e ideali. Poi cambia tutto, il nostro stipendio misero ti toglie la dignità”. E finisci che, per arrivare a fine mese e pagare le tasse universitarie dei tuoi figli, violi quella legge che dovresti tutelare. (Repubblica 30 agosto 2012)