Lo “stress correlato”: un rischio introdotto dal d.lgs 81/08 che deve essere studiato e inserito nel documento di valutazione dei rischi anche per il personale CFVA

Si è svolta mercoledì 24 ottobre a Cagliari, negli uffici del assessorato al Personale,  una riunione fra i Rappresentanti dei lavoratori per la Sicurezza (RLS) ed i rappresentanti dell’Ammistrazione Ing. Franco Bacci e la dott.essa Maria Bonaria Aroni. Un primo incontro per individuare il percorso di attuazione delle norme in materia prevenzione da “stress correlato” per tutti i dipendenti della Regione compresi gli appartenenti al CFVA .

Un fenomeno quello dello “stress correlato” ormai introdotto fra i veri e propri elementi di rischio dal decreto legislativo 81/08 (che sostituisce il più vecchio e “famoso” D. Lgs. 626/94) che per questo deve essere studiato, monitorato e devono essere predisposte tutte le precauzioni affinché gli eventuali danni da “stress” siano quanto più limitati.

Ma cos’è lo stress correlato?  Una definizione univoca non esiste, in generale si può comunque dire che è la condizione in cui si trova un lavoratore che non si sente in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative del proprio datore di lavoro. Questo comporta una situazione di stress accompagnata da disturbi o disfunzioni anche di natura fisica. La legge però volutamente non pone criteri troppo precisi lasciando alle singole “valutazioni dei rischi” il compito di individuare le circostanze in grado di creare “malessere lavorativo”.

Studiando gli effetti di uno specifico lavoro e dell’ambiente in cui questo viene svolto, appare subito chiaro che gli effetti possono essere anche molto diversi per persone diverse. Prendendo gli estremi ci si accorge che vi sono individui che vivono il lavoro in modo appagante, con grande entusiasmo e soddisfazione. Per altri, lo stesso lavoro, può essere vissuto con grande malessere e come qualcosa di talmente negativo che può addirittura sfociare in gravi patologie.

In mezzo a questi due casi estremi vi sono la maggior parte delle situazioni che viviamo tutti i giorni e che comunque influiscono sulla nostra salute. Stress, ipertensione, gastriti e ulcere (per non citare cose peggiori) spesso dipendono da come si vive il proprio lavoro e dalla qualità dell’ambiente che si crea fra colleghi. Lo studio in questione si promette di individuare le cause e di adottare (per quanto possibile) le soluzioni per tutelare le persone, esattamente come per tutti gli altri “rischi correlati”.

Una materia certamente complessa che non può avere una ricetta unica in grado di risolvere i problemi di tutti. Senza essere psicologi sappiamo che l’approccio al lavoro può essere anche molto diverso da persona a persona e le fonti di stress per alcuni colleghi che verrebbero a lavoro anche quando sono in ferie sono ben diverse da altri che seppur a lavoro sembrano aver lasciato la testa  sotto l’ombrellone in riva al mare. In tutti e due i casi però ci possono essere dannose e inutili fonti di stress che incidono negativamente su tutti.

Potremo fare da subito un elenco molto lungo, ma per semplicità ricordiamo soltanto le norme che ci obbligano a fare contratti che mettono inutilmente il personale uno contro l’altro (così come successo con le ultime progressioni); le valutazioni totalmente in mano ai dirigenti, attuate senza riscontri oggettivi sull’impegno che effettivamente mettiamo nel nostro lavoro; o semplicemente lavorare con “l’angoscia” di trovarsi a 200 km dai propri affetti familiari, sono elementi che incidono negativamente sulla vita lavorativa di chiunque e di conseguenza sui risultati che è in grado di conseguire la nostra Amministrazione.

Il Saf, già da qualche anno aveva attivato uno specifico studio (affidato a psicologi esterni) per capire quali fossero gli elementi di “malessere lavorativo” per il personale CFVA . Sorprendentemente (per gli psicologi ma non per noi) si scopri che il maggiore stress non era dovuto alla campagna antincendio, all’ambiente agro pastorale (qualche volta a noi ostico) in cui si opera, o al disagio dei turni di lavoro, bensì questo proveniva dall’organizzazione e dalle disposizioni della nostra Amministrazione e dal senso di frustrazione e inutilità che spesso queste producono in tutti noi.

Questo nuovo studio va nella direzione giusta. Occorre però che si tenga sempre presente la peculiarità del lavoro del personale e dell’organizzazione del CFVA che non può essere assoggettato alle altre categorie di lavoratori della Regione e sopratutto una volta individuate le cause vengano messe in atto le azioni necessarie per rimuoverle. Senza questo risultato, resteranno infatti, soltanto buoni propositi e belle parole.