Il Comandante del Corpo replica alle nostre accuse sulla mobilità: “il mio operato mai diverso dal perseguimento dell’interesse pubblico”

Non sono piaciute al Comandante le nostre affermazioni sulla Dirigenza del Corpo, espresse di recente sul nostro sito, riferite alla mobilità del personale e più in generale all’applicazione delle regole che nella nostra Amministrazione troppo spesso risentono di inutili quanto odiosi personalismi. In quella sede avevamo citato il caso di una ennesima sentenza contro l’Amministrazione con la quale il Giudice evidenziava le scelte illegittime dei Dirigenti nei confronti di una collega che aveva visto negarsi il trasferimento verso una sede di servizio che invece era stata messa a disposizione di altri.

In una nota inviata a tutto il personale, il Comandante del CFVA, precisa quali siano le motivazioni che hanno determinato le scelte dell’Amministrazione dando però le stesse giustificazioni che il giudice ha ritenuto fossero talmente illegittime da condannare l’Amministrazione a pagare anche le spese legali. Nel merito spiega che la scelta è stata dettata dall’esigenza  di non mandare un collega (che ricopriva un incarico politico come assessore) nella giurisdizione in cui ricadeva il comune in cui esercitava l’incarico.

Affermazioni che ci trovano per altro perfettamente d’accordo. Per il tipo di lavoro che svolgiamo fare servizio dove si esercita anche un mandato politico può essere “imbarazzante” se non addirittura pericoloso. Ma se la regola che muove le decisioni della Direzione Generale fosse veramente questa, come mai nel bando di selezione per l’area “A” del 16 agosto scorso fra i titoli di preferenza compare proprio il mandato politico? Quali sono poi le disposizioni della Direzione Generale verso coloro che in questi anni hanno ricoperto incarichi di amministratore in comuni ricadenti nella propria giurisdizione?

Quesiti che probabilmente anche il Giudice si è posto senza trovare (vista la sua decisione) risposte convincenti. Sappiamo bene che queste regole per molti anni sono state o completamente disattese o applicate in modo discrezionale a seconda di sconosciute o incomprensibili valutazioni. Per “farla breve” qualche collega è stato avvicinato a casa in virtù di un mandato politico, altri, a parità di condizioni, hanno sempre ricevuto risposta negativa.

Nella nota del Comandante, nonostante la sentenza, nessun cenno a possibili errori o negligenze. Nessuna “ammissione di colpa” per una vicenda che comunque ha causato spese per l’Amministrazione, disagi a tutte le persone interessate e un torto ad una collega che aveva chiesto inutilmente quel trasferimento per assistere una persona cara, giunta agli ultimi mesi della propria vita,  che ora non c’è più. Un atteggiamento che sembra quasi voler tristemente confermare tutto quello che, anche ironicamente, avevamo scritto nel nostro intervento.

Condividiamo soltanto l’ auspicio finale del Dott. Masnata, perché si affermi e si consolidi uno spirito di Corpo.  Ma perché questo avvenga non è sufficiente indossare la stessa divisa ma si deve passare necessariamente attraverso una gestione chiara, trasparente e rispettosa del personale: Mettiamo a disposizione di tutti la reale situazione di esuberi e carenze nelle stazioni forestali ed in tutti i nostri uffici; facciamo in modo che non ci siano privilegi ma nemmeno colleghi discriminati su di un isola, in una remota stazione forestale o semplicemente dentro le Procure; nel prendere le decisioni rifiutiamo la logica dei numeri e pensiamo sempre che dietro ogni divisa c’è una persona che vive il nostro lavoro con le sue aspettative ed i suoi problemi. Se riusciamo a trovare un senso di giustizia già dentro la nostra Amministrazione ne guadagnerà certamente l’entusiasmo nel lavoro, l’immagine della nostra Istituzione e probabilmente, così come auspica il Comandante, anche lo spirito di corpo.

Nota di riscontro del Comandante del CFVA  su articolo su sito SAF

Mobilità del personale: ennesima condanna per la nostra Amministrazione affetta dalla “sindrome di Marchionne”