La Protezione Civile realizza un piano per le emergenze: per il personale CFVA il rischio di ulteriori responsabilità anche oltre le proprie competenze

Si è tenuta ieri a Cagliari una riunione fra Comandante e rappresentanti sindacali per verificare le ricadute sul personale CFVA della “bozza” (per diventare operativo dovrà essere inserito in una apposita Delibera di Giunta) del Piano realizzato dalla Protezione Civile che definisce il ruolo dei vari soggetti chiamati a prestare la propria opera in caso di emergenze. Un lavoro realizzato finora senza alcun coinvolgimento della nostra Direzione sul quale sia il Comandante del CFVA sia i sindacati hanno già espresso diverse perplessità.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un crescente aumento degli avvisi di “allerta meteo”, che nella maggior parte dei casi sembravano però, più interessati a tutelare i vari gradi di responsabilità piuttosto che le reali esigenze della comunità rispetto ai pericoli di inondazioni o frane. Basti pensare che solo lo scorso anno ci sono state 74 segnalazioni di criticità di cui soltanto una “ad elevato rischio” con il risultato che (considerando che questo tipo di emergenza è riferita unicamente alla “stagione delle piogge”) ogni volta che ci sono state “due gocce d’acqua” (spesso implorate da contadini, pastori e forestali stanchi di spegnere incendi) abbiamo ricevuto una comunicazione di “allerta”.

Il nuovo Piano stabilisce che per queste criticità, anche se ordinarie e di modesta entità, ci dovrà essere l’attivazione di tutta una serie di procedure (con tempi e modalità definite) per garantire il “presidio del territorio” nell’arco delle 24 ore, attività basata principalmente sul monitoraggio di una serie enorme e non meglio decifrata di punti critici. Tutto questo senza però fornire al personale ne adeguati strumenti e tanto meno la necessaria formazione. Insomma le condizioni necessarie per fare in modo che le responsabilità di eventuali disastri ricadano quanto più in basso possibile.

I punti critici da verificare dovrebbero essere individuati attraverso appositi piani comunali (che nella maggior parte dei casi non ci sono) e si dovrebbero riferire principalmente a corsi d’acqua, nella quasi totalità dei casi, privi di alcun riferimento oggettivo sulla loro portata (Idrometri) lasciando quindi all’operatore la responsabilità di una descrizione soggettiva e spesso priva di alcun riscontro tecnico, dalla quale potrebbero nascere gravi responsabilità anche penali.

Paure condivise sia dalle organizzazioni sindacali sia dai rappresentanti della Direzione Generale del CFVA che ritengono utile certamente la realizzazione del Piano, ma tenendo bene a mente i limiti imposti dagli organici e dalle previsioni contrattuali del personale CFVA. Occorre poi trovare le soluzioni per dotare il territorio delle necessarie centraline (principalmente Idrometri e pluviometri) e rendere efficiente il sistema Radar che contribuisce a identificare con maggiore precisione la gravità delle perturbazioni in arrivo. Anche l’individuazione degli “obiettivi sensibili” non può essere lasciata in capo ad ogni singolo comune ma deve coinvolgere tutti i soggetti competenti per quel territorio.

Già a fine riunione le organizzazioni sindacali prospettavano la necessità di una richiesta unitaria di incontro con l’Assessore all’Ambiente per segnalare le “criticità” del Piano. Per trovare aspetti positivi in questo documento (ha detto il Comandante a fine riunione) dobbiamo pensare sia una provocazione utile ad aprire un dibattito per affrontare problemi che è necessario risolvere. E su questo anche noi siamo perfettamente d’accordo.

Piano Speditivo regionale rischio idrogeologico

Allegato 1 – zone di allerta