Il Comandante del CFS Cesare Patrone, in audizione presso la Commissione Agricoltura del Parlamento, alla domanda di un Deputato che chiedeva quali fossero i rapporti di collaborazione con le Regioni e Provincie Autonome sull’attività agroalimentare, dichiara che i “Corpi Forestali Regionali e Provinciali non hanno più senso di esistere”.
Un affermazione gravissima irrispettosa di norme e prerogative anche costituzionali che l’alto dirigente non spiega attraverso i numeri dell’attività svolta dal CFS, ad esempio nella nostra regione, ma si limita a giustificare con un semplice “a mio parere” e con il fatto che sono state aperte di recente, anche in Sardegna, le sezioni di PG presso le Procure ed i nuclei Cites.
Non ci risulta però che nessuno dei tremila incendi che ogni estate affliggono la nostra terra sia stato spento dal Corpo Forestale dello Stato, ne che abbiano contribuito ad arrestare un solo incendiario o bracconiere e di loro non si trova alcuna traccia nelle oltre mille segnalazioni fatte anche quest’anno, dal personale CFVA, alla Procura della Repubblica in materia di reati ambientali avvenuti sul nostro territorio.
Nemmeno sull’agro alimentare (motivo dell’audizione) abbiano notizia di alcuna operazione avvenuta in sardegna da parte del CFS nonostante la nostra isola non sia certamente esente da questo tipo di attività illecita. La dimostrazione anche nella recente operazione del nostro nucleo Regionale che ha bloccato nei giorni scorsi un vero e proprio traffico di pericolosi residui animali il cui decesso è stato causato da malattie contagiose come la peste suina o la lingua blu. Numerose tonnellate di materiale sequestrate all’interno del porto di Cagliari in partenza per alcune industrie di mangimi nel centro Italia.
Ma se il CFS quindi non può vantare in Sardegna nemmeno una sanzione per divieto di sosta cosa spinge Cesare Patrone a dichiarazioni tanto gravi, gratuite e totalmente infondate che esulano dal proprio ruolo e risuonano come un offesa nei confronti dei quasi tremila forestali di regioni e provincie autonome che ogni giorno, sul territorio, svolgono la stessa identica attività, corrono gli stessi rischi e affrontano gli stessi sacrifici dei colleghi del CFS?
Ascoltando tutta l’audizione emerge una “politica gestionale” operata dal Comandante del CFS confusa e mossa da una smodata ambizione di affermarsi, almeno nei confronti degli “alti ranghi”, come forza di polizia presente su tutto il territorio nazionale, dando l’impressione di non conoscere o voler ignorare in quali condizioni opera invece il proprio personale costretto a enormi sacrifici per far fronte alle gravi carenze.
Una politica che sta creando un grave danno al Corpo Forestale dello Stato e getta discredito su tutte le nostre amministrazioni costrette a mostrarsi all’opinione pubblica, alla magistratura ed alla politica come fonte di sprechi e di inutili sovrapposizioni. Una situazione che, in un momento storico particolare come quello che stiamo vivendo, può facilmente provocare forti reazioni politiche dalle quali possono scaturire provvedimenti legislativi “calati dall’alto” che rischiano di travolgere le esigenze e le aspettative di tutto il personale “Forestale”.
I corpi di Regioni e Provincie autonome rappresentano da soli quasi la metà di tutti i “forestali in divisa” presenti sul restante territorio nazionale e sono altamente specializzati rispetto alle esigenze dell’ambiente naturale, della società e del territorio nel quale operano. Sostenere che “non hanno più senso di esistere” è un affermazione grave che non è compatibile con la guida di un istituzione dalla quale dovrebbe invece trasparire, anche nelle parole di chi la rappresenta, senso dello Stato e rispetto delle norme e dei ruoli.
L’audizione completa del comandante del CFS Cesare Patrone alla Commissione Agricoltura del Parlamento (dichiarazioni sui Corpi Forestali al 54° minuto circa)