Quando la maggior parte di noi ha scelto di far parte del Corpo Forestale della Regione auspicava certamente ad un lavoro stabile ma anche con l’idea di poter fare qualcosa di concreto per difendere la propria terra ed affermare principi di giustizia e legalità. Tutto questo, a differenza di chi sceglie una forza di polizia dello Stato, restando in Sardegna e possibilmente in una sede di servizio che consenta di poter lavorare vicini alla propria casa ed ai propri affetti.
Un obiettivo che la maggior parte degli appartenenti al CFVA con il tempo ha ottenuto riuscendo a trovare un equilibrio fra la necessità di non lavorare a casa propria (una regola di assoluto buon senso) e quella di non essere comunque troppo lontani per cercare di evitare le spese (ormai insopportabili rispetto ai nostri stipendi) di alloggio e viaggio. Un esigenza che deve essere comunque conciliata con quella dell’Amministrazione di distribuire il personale sulla base di norme e reali esigenze di servizio.
Nel CFVA da diverso tempo ci sono stati importanti provvedimenti che hanno modificato la dislocazione degli organici del personale (concorsi interni, la creazione di nuclei specialistici, l’assegnazione di personale alle procure, il passaggio dei compiti di protezione civile) che hanno creato in diversi casi carenze che la stessa amministrazione cerca di “tamponare” attraverso estemporanee iniziative di trasferimenti “provvisori” che ignorano norme, accordi contrattuali e sopratutto danno un senso di gestione “torbida” che ferisce sia i colleghi che ne usufruiscono (“appesi ad una corda”) sia coloro che continuano a vivere sulla loro pelle i costi economici ed i disagi della eccessiva lontananza da casa.
Da molto tempo i sindacati chiedono al Comandante del Corpo chiarezza sulle reali esigenze di personale e maggiore trasparenza sulle scelte che si fanno. Non sarebbe forse più rispondente alle norme, si chiedono, per una pubblica amministrazione come la nostra che la direzione generale dicesse chiaramente qual’è la reale dislocazione del personale rispetto ai provvedimenti di questi ultimi anni? Sulla base di questo perché non risolvere le esigenze dell’amministrazione con procedimenti di mobilità che rispettino norme di legge ed accordi contrattuali? Si otterrebbe in questo modo, attraverso provvedimenti chiari e trasparenti, il vantaggio di risolvere (o almeno alleviare) numerose situazioni gravose e nel contempo dare anche un senso ed una ragione a chi per il momento non potrà essere spostato.
Sarebbe anche un modo per dare, anche a chi non vive direttamente questo problema, un segnale di lealtà e di giustizia attraverso una maggiore attenzione nei confronti dei colleghi più “deboli”. Sapere che c’è un amministrazione che si preoccupa dei propri dipendenti renderebbe tutti più forti specialmente nei momenti difficili del nostro lavoro nei quali agire, spesso, significa esporsi a rischi personali e possibili ritorsioni. Insomma sarebbe auspicabile che prima ancora di indossare la divisa e pretendere il rispetto delle regole dai cittadini, gli appartenenti al CFVA potessero trovare un maggiore senso di giustizia già al proprio interno.