Il blocco dei contratti serve all’economia? L’immobilità che uccide la pubblica amministrazione

paperaC’era una volta il dipendente pubblico, ed in particolare chi indossava una divisa, che oltre ad avere un buon stipendio poteva contare sui trattamenti economici “accessori” come missione e straordinario (che in qualche caso valevano un altro mezzo stipendio) e a fine carriera, grazie anche a qualche promozione, non solo andavano in “quiescenza” ancora giovani ma sopratutto con una pensione di tutto rispetto.

Di questo trattamento, non solo erano contenti i dipendenti ed i loro familiari, ma anche idraulici, muratori, elettricisti ed i rivenditori di auto, in quanto i soldi degli stipendi dei nostri vecchi colleghi di una volta non venivano esportati in “paradisi fiscali” ma quel piccolo benessere veniva speso facendo girare quell’economia che invece da qualche anno “ristagna” causando la perdita di milioni di posti di lavoro con una disoccupazione giovanile che ormai sfiora il 40%.

Che il rilancio dell’economia passa per il rinnovo dei contratti non è solo un affermazione di scalcinati sindacalisti (certamente di parte) ma a sostegno di questa tesi vi sono fior fiore di economisti e uomini di governo. Il problema vero è che essendo arrivati a toccare il fondo delle casse dello Stato, non essendo riusciti ad individuare ed eliminare gli sprechi veri,  ed avendo messo in ginocchio le aziende con una burocrazia ed una tassazione insostenibile, l’unico modo per limitare le spese in modo semplice è togliere gli aumenti ai propri dipendenti.

In nome della crisi poi sembra quasi che la nostra amministrazione sia autorizzata a non fare proprio nulla, come se tutti i problemi della nostra categoria debbano essere risolti unicamente con i soldi. Nessuna notizia si ha (nonostante le numerose richieste formulate) dell’assessore al personale Demuru e del suo “braccio operativo” il Coran. Eppure vi sarebbero molte questioni per le quali servirebbe soltanto buona volontà e un po di attenzione per migliorare il nostro lavoro, con la soddisfazione dei dipendenti e del cittadino a cui rendiamo il nostro servizio.

Questioni contrattuali assolutamente gratuite, come le progressioni giuridiche dei colleghi che nel frattempo hanno maturato i requisiti, la trasparenza nei trasferimenti ed una nuova sessione di mobilità per i posti disponibili, più attenzione agli inutili contenziosi con il personale, sono elementi che da subito darebbero almeno un segnale di coerenza ed equità per tutti. Sempre in attesa di un Governo che riesca a ad attuare una politica che elimini sprechi veri e ingiustificati privilegi e ci dia la possibilità, adeguando le nostre retribuzioni, di ritornare, anche nell’interesse di tutti, a spendere qualcosa.