La notizia di oggi è che non abbiamo subito nessun attentato! E partendo da questa buona notizia poniamo un problema, quello della sicurezza nelle stazioni forestali, che abbiamo dovuto affronatre tante volte e sul quale si è fatto finora veramente poco. Quasi nulla.
Sappiamo bene che il nostro lavoro, qualche volta, porta a delle “inimicizie” che scatenano ritorsioni alle strutture in cui lavoriamo o semplicemente ai nostri automezzi. Le nostre armi rappresentano inoltre, per un certo tipo di malavita, un allettante bottino, da utilizzare direttamente o da rivendere ad altri.
Nonostante una lunga serie di attentati subiti nelle nostre stazioni forestali (capofila probabilmente Orgosolo con una decina) l’amministrazione regionale non è riuscita ad adottare alcun provvedimento significativo, ed anche le vecchie disposizioni in materia di sicurezza che risalgono ad una quindicina di anni fa (ex comandante Beccu) restano in un cassetto in attesa del prossimo attentato.
In occasione dell’ennesima aggressione subita dal personale della stazione forestale di Orgosolo, qualche anno fa, (nei quali i colleghi furono costretti ad esplodere alcuni colpi di pistola contro persone armate che gli attendevano nella penombra all’ingresso della stazione) avevamo chiesto al comandante di allora, l’istallazione di luci esterne, maggiore sicurezza passiva e sopratutto telecamere. Agli “impegni solenni” presi dalla Direzione in quella circostanza (probabilmente dettati solamente dalla emotività dei fatti di quei giorni) non segui proprio nulla.
Eppure oramai anche il semplice tabacchino sotto casa ha i suoi sistemi di sicurezza e tutti i giorni si vedono alla televisione scene di “crimini” di qualsiasi tipo i cui colpevoli vengono incastrati da semplici telecamere il cui costo è oggi alla portata di tutti. Strumenti che hanno un forte effetto dissuasivo che associate a “quattro lampadine” esterne (magari a led) renderebbero, con investimenti minimi, molto più sicure le nostre stazioni forestali.
Perché poi non utilizzare, i colleghi formati in “tecniche operative” per individuare dei “piani di sicurezza” nei quali si individuano gli eventuali pericoli legati ad ogni singola stazione forestale studiando anche il modo di raccordarsi in caso di emergenza. Tutti speriamo che non succeda mai nulla, ma porsi il problema in anticipo e magari modificare, sulla base di una maggiore sicurezza, abitudini “rischiose” potrebbe essere utile a realizzare davvero questa speranza.
Infine si potrebbe affrontare questo argomento, non nelle pletoriche e spesso inconcludenti riunioni fra sindacati/RSU e Comandante del Corpo, ma istituendo ad esempio un gruppo ristretto di lavoro con al massimo un rappresentante indicato da ogni organizzazione sindacale ed un funzionario incaricato dalla nostra direzione per affrontare ogni aspetto di questo importante problema.
Non bisogna infatti essere un veggente o avere grandi capacità intuitive per capire che senza alcun intervento, semplicemente lasciando le cose come sono ora, il problema è solo rimandato al prossimo fatto criminoso.