Con la privatizzazione del contratto di lavoro e l’entrata in vigore per noi della legge 31/98, i dipendenti pubblici hanno avuto la possibilità, oltre al contratto collettivo, di un ulteriore strumento di contrattazione con il quale regolamentare aspetti lavorativi importantissimi, come l’orario di lavoro, reperibilità, progressioni orizzontali, salario di rendimento e di posizione.
Una contrattazione decentrata che rispetto al passato ha dato ai lavoratori la possibilità di essere rappresentati nel “tavolo di contrattazione” eleggendo direttamente i propri rappresentanti RSU anche al di fuori dagli schemi imposti fino ad allora dalle organizzazioni sindacali che siglavano il contratto direttamente con la “politica”.
Nel nostro primo contratto integrativo, ad esempio, furono ufficializzati i turni a “scavalco” fino ad allora non previsti ma regolarmente fatti in campagna antincendio, riuscendo ad ottenere poi, anche con una forte azione dell’allora Comandante Carlo Boni, il pagamento della maggiorazione del 25% nel contratto collettivo.
Si raggiunsero accordi non certo facili per il quale ci furono accese discussioni anche fra organizzazioni sindacali e con la direzione generale del CFVA. Si usciva però finalmente dalla logica degli accordi fatti fino a quel momento nelle stanze chiuse della politica dai soliti Segretari di sindacato.
Da allora però nessun Comandante del Corpo ha avuto la capacità di avviare una contrattazione integrativa per aggiornare le regole recependo le successive nuove esigenze. Basti solo pensare alla nuova organizzazione della protezione civile e del ruolo che svolge il CFVA. Non solo regole chiare, ma il contratto integrativo potrebbe avere anche una forte azione sugli istituti contrattuali retributivi del Collettivo. Basti pensare alla reperibilità, ai cambi turni, ai disagi dell’attività di protezione civile che dovrebbero avere un riconoscimento adeguato.
Il Comandante del Corpo su questi argomenti non può più fare da spettatore ma deve trovare, con i componenti RSU e le organizzazioni sindacali, le soluzioni contrattuali necessarie. Non si può sempre e solo chiedere. In un momento storico di grande preoccupazione per la sopressione del CFS e la (finora ipotetica) riforma del CFVA, non ci possiamo permettere una Direzione Generale che resta alla finestra lasciando irrisolti i molti problemi contrattuali legati all’organizzazione del nostro lavoro.