Nessuno può fare fotografie (nemmeno col proprio cellulare) e poi metterle in rete! Parola del Comandante!

Dopo il braccio di ferro fra Google (che si rifiutava di censurare) ed il governo Cinese che sosteneva che “l’opinione pubblica va guidata”, lo scandalo di WikiLeaks il cui fondatore Assange è costretto a nascondersi dopo aver divulgato migliaia di notizie riservate, un altro duro colpo è stato inferto all’eccesso di informazioni via internet: il Comandante del CFVA con nota numero 88990 firmata di suo pugno decreta: “non è data a nessun dipendente del Corpo l’opzione di attivare una gestione personalistica dei dati, filmati e foto raccolti durante ed in virtù del servizio, neppure qualora utilizzi apparecchiature di proprio possesso“.

Già da tempo circolavano voci di traffici di foto e video se non proprio illegali ma almeno di pessimo gusto. Quante volte ci siamo trovati di fronte a scene in cui colleghi intenti nella liberazione di volatili sono stati fotografati e le cui immagini diffuse anche involontariamente hanno destato l’ilarità e le facili battute dell’opinione pubblica “il forestale con l’uccello fra le mani”. Ora secondo le disposizioni del Comandante tutte le foto verranno condivise e catalogate dagli uffici superiori (forse seguendo criteri di forma e dimensione del volatile) e probabilmente solo quelle ritenute meno “cruente” verranno messe a disposizione  per una eventuale diffusione.

Che dire poi di veri e propri traffici “illegali”: pare che alcune foto  pubblicate su internet da ignari colleghi siano state modificate (attraverso photoshop) trasformando le galline prataiole, oggetto delle immagini, in polli sultani per aumentarne il valore.  Non vogliamo poi nemmeno affrontare la questione morale degli animali selvatici che giustamente devono vivere la propria sessualità senza il rischio di finire in “rete”.

Ma le disposizioni del divieto della libera divulgazione via internet non riguarda solamente le immagini o i filmati, ma anche tutte le “informazioni aventi un mero valore scientifico e divulgativo“. Sappiamo bene infatti che alcune pericolose tecniche di spegnimento incendi se diffuse senza appositi filtri possono creare, nei colleghi più suggestionabili, gravi fenomeni di emulazione col rischio di mandare in fumo campi di stoppie e centinaia di ore di straordinario.

Chiudono pertanto alcuni “gruppi forestali” su facebook che ora dovranno smaltire (non ci sono al momento direttive in merito ma ipotizziamo una procedura differenziata) quantità ingenti di materiale fotografico e di commenti. Luoghi virtuali in cui oltre a discutere in maniera ossessiva di lavoro questi colleghi, si prendevano la libertà di esprimere la propria opinione, anche (e questo era davvero insopportabile) in contrasto con il nostro sindacato.

Un provvedimento che anche noi avevamo sottovalutato (nella scala delle priorità lo avremo messo subito dopo un regolamento per la gestione dei cappuccetti delle ruote dei mezzi di servizio) e di cui non riusciamo a comprendere fino in fondo l’utilità. Però, come nelle migliori tradizioni simil-militari, noi abbiamo fede nel Comandante ed anche se alcune parti del suo documento per noi restano un mistero le accettiamo comunque; come si dice: il mistero della fede!

Disposizioni del Comandante CFVA su dati e foto raccolti durante il servizio nota

Per la nostra generazione cresciuta senza ADSL, computer o cellulari è forse più facile capire quali siano stati gli effetti di internet nella diffusione delle informazioni e di conseguenza quanto questo abbia inciso nella crescita culturale dei popoli. Ideologie, movimenti o veri e propri terremoti politici che nascono e si diffondono ad una velocità che fino a poco tempo fa era impensabile. Eventi storici come la “primavera araba”, intimamente legati alla diffusione delle notizie via internet, restano nella nostra mente (nonostante il dolore ed i sacrifici della guerra) come momenti di riscatto, giustizia e libertà. Il CFVA sembra non accorgersi di tutto questo e sceglie di andare nella direzione esattamente opposta. Al momento per noi nessuna “primavera sarda” ma soltanto inverno… un lungo, grigio, triste inverno.