Assemblea Generale del SAF: da Tramatza a Montecitorio passando per il Consiglio Regionale “il lungo cammino della riforma del CFVA”

Assemblea 21.12.12 003Assemblea 21.12.12 004

 cielo-angela-2

Nonostante la inquietante profezia dei Maya che hanno previsto la fine del mondo proprio il giorno della nostra assemblea (nemmeno il Safor avrebbe osato tanto) ieri a Tramatza si è tenuto comunque l’incontro a cui hanno partecipato, oltre numerosi colleghi, tanti temerari delegati provenienti da tutta la sardegna.

Certo non sono mancati gli scongiuri ed a fine riunione con il famoso rito Sardo del “pane e formaggio” antico almeno quanto i Maya, abbiamo definitivamente allontanato la profezia bevendo infine alla salute di questo sconosciuto popolo inventore (secondo alcuni colleghi profondi conoscitori della storia) della oramai estinta omonima margarina. Altri sindacati lo avrebbero probabilmente fatto, ma noi, pur avendo avuto il nostro ruolo, precisiamo che non vogliamo attribuirci alcun merito per aver evitato la fine del mondo.

“Scherzi a parte” una riunione dove si è guardato avanti, dove al primo posto si sono messi il lavoro, la dignità, l’orgoglio di sentirci professionisti della tutela ambientale, ma anche la capacità di svolgere il nostro ruolo consapevoli dei cambiamenti e delle difficoltà che vive il territorio su cui operiamo. Si è fatta la sintesi dell’attività sindacale e si è tracciato un percorso per una riforma che dovrà certamente passare per il Consiglio Regionale, ma che, per alcuni aspetti (riconoscimenti giuridici e previdenziali) dovrà per forza arrivare fino a Montecitorio.

Il percorso non è semplice e le insidie sono tante, occorre perciò fare un passo per volta valutando bene dove “mettere i piedi”, dove fermarsi a riflettere e dove invece correre spediti. Non ci accompagneranno ne slogan ne prospettive con finali da favola ma soltanto il nostro impegno ed il nostro lavoro per sensibilizzare chi può modificare le norme sia dentro il Consiglio Regionale sia (anche attraverso il Corpafor) nel Parlamento della Repubblica.

Il filo conduttore della legge di riforma sarà la “Dignità professionale” (non certo quella legata ai risultati finora eccellenti sia nel settore della polizia giudiziaria, sia nella lotta agli incendi) ma quella legata alla carenza delle norme come la legge 121 e  l’art. 57 del c.p.p. che non fanno alcun riferimento ai Corpi Forestali delle Regioni e Provincie autonome. O così come evidenziato anche nei documenti realizzati con il Corpafor la necessità di modificare la legge 183/2010 sulla specificità delle forze di polizia.

Occorre poi, già con il prossimo Governo tornare a chiedere che il  Sistema pensionistico tenga conto delle peculiarità del nostro ruolo. Tutte le riforme sulle pensioni si sono basate sul tipo di lavoro svolto e non sullo status giuridico del datore di lavoro. Durante l’assemblea è stato fatto l’esempio di un autista di autobus che a prescindere che lavori per un privato, per la Regione o per lo Stato, che la sua sede di servizio sia Roma o Oristano, avrà comunque riconosciuto lo scivolo previsto per i lavori usuranti. Perché al personale dei Corpi Forestali delle Regioni e Provincie Autonome che svolgono lo stesso identico lavoro del personale CFS non viene riconosciuto lo scivolo riservato alle forze di polizia?

Un riforma che dia inoltre maggiori certezze nella carriera e la possibilità (se gli accordi sulle progressioni giuridiche non dovessero andare a buon fine) di riposizionare il personale che non ne ha usufruito. Va meglio chiarita poi l‘Identità del CFVA che non può essere un entità “astratta” ma che deve (anche in una visione della nuova organizzazione europea delle forze di polizia) tenere ben presente le disposizioni normative dei Corpi Forestali di Regioni e Provincie autonome e del CFS.

Una riunione infine, che è stata sicuramente un momento di confronto e di crescita ma anche un occasione per incontrare e salutare tanti colleghi “vecchi e nuovi amici”. Una bella giornata. Grazie a tutti.

 

La riforma della legge regionale 26/85, o l’idea di riformare una legge già superata e vecchia fin dalla sua prima applicazione, è in itinere da una vita. Da quando siamo entrati in servizio nel lontano 1991, e negli anni immediatamente successivi, sono stati fatti diversi tentativi di modifica, per integrare, migliorare ed aggiornarne i contenuti della stessa legge istitutiva alle mutate nuove esigenze del corpo forestale e di vigilanza ambientale.

Tentativi di modifica posti all’attenzione di dirigenti regionali, rappresentanti politici di centro, di destra e di sinistra, ma mai profondamente condivisi e portati quindi ad una reale attuazione.
Perché non si è riusciti nell’intento? Forse perché abbiamo raggiunto solo il cervello e mai il cuore del nostro interlocutore di turno, forse perché non siamo riusciti a proiettargli per il futuro nessun vantaggio, nessuna utilità, nessun tornaconto economico o semplicemente operativo per l’amministrazione regionale.
Ogni volta che abbiamo reso edotto l’interlocutore (inizialmente inconsapevole), illustrandogli nel dettaglio le nostre specifiche problematiche e le conseguenti richieste, con relazioni dettagliate e testi di legge articolati, abbiamo osservato e riscontrato reazioni comuni di indifferenza.
Intanto i tempi di risposta si dilatavano, si frapponevano ostacoli d’ogni sorta e il processo di riforma non veniva attuato.
In un contesto dove gran parte delle attività alle quali attribuiamo grande importanza sono caratterizzate dalla lentezza, dove la giustizia è troppo lenta, la politica è troppo lenta, il mondo del lavoro (e del sindacato) è troppo lento, noi tutti siamo troppo lenti.
Tanto è importante il tempo che passa, che i contenuti di un provvedimento spesso cadono nell’oblio, la lentezza della burocrazia spesso prevale sugli stessi contenuti.
Al contrario, quando invece i nostri dirigenti o amministratori politici si rivolgono a noi, pretendono rapidità e prontezza d’azione, efficienza ed efficacia dal nostro operato.
Sempre di più ci viene preteso di ”far meglio con meno”, mettendoci a disposizione sempre minori risorse, sia che si tratti di risorse umane o strumentali.
Mi tormenta questo torpore, questa indolenza, questa apatia ed inefficienza, questa lentezza esasperante nel portare a compimento qualunque cosa, qualunque provvedimento legislativo, che si tratti di riformare una legge vecchia e superata dai tempi o di un nuovo contratto di lavoro, collettivo (a proposito ma il CORAN è ancora operativo?) o integrativo non cambia il risultato, quello che si rileva è che tutto và a rilento, ogni cosa viene rallentata, frenata, deviata.
Partendo dall’analisi del nostro passato dobbiamo trovare le soluzioni, dobbiamo abbandonare i metodi superati, lasciare perdere le cause perse, dobbiamo proporre idee innovative e concentrarci su pochi ma importanti obiettivi, misurabili e raggiungibili (es. quiescenza come per gli appartenenti al CFS, e senz’altro prima del compimento dei 67/68 anni, o in alternativa avere una prospettiva di lavoro coerente con le residue capacità psico-fisiche derivanti dall’età avanzata).
Non è più tempo di ascoltare le sirene ammaliatrici o i venditori di parole, figure che periodicamente si ripropongono sulla scena, che vorrebbero farci credere nelle loro proposte, ricche di risposte facili a problemi complessi, ma che creano solo altra confusione, altri ostacoli, altre distrazioni che rallentano ulteriormente i processi di riforma e di riordino.
Purtroppo la recente riforma delle pensioni del Ministro Fornero ha reso la nostra situazione ancora più problematica e c’è poco da stare allegri!
Proviamo ad immaginare il personale del corpo forestale in servizio esterno quando avrà un’età oscillante tra i 65 ed i 68 anni…..mah!
Forse solo i bambini potranno gioire in futuro, perchè non dovranno più aspettare il 25 dicembre di ogni anno per vedere Babbo Natale che guida una slitta trainata dalle renne, ma tutti i giorni, con tecnologici fuoristrada, tanti Babbi Natale andranno in giro per tutta la nostra amata isola, vestiti non più di rosso ma di verde salvia! Sia chiaro, il resto rimane costante ed invariato: barba bianca, mutande lunghe ed età da nonnetto.
Scherzi a parte, sono convinto che dopo una certa età, fatte salve le dovute eccezioni, non si possa più uscire in servizio di pattuglia, basti pensare alle conseguenze sul fisico di un operatore/operatrice dopo i 60 anni di età prodotte dal prolungato lavoro sul fronte delle fiamme, sul cuore, sui polmoni, sulla vista e l’udito, con riflessi inesorabilmente rallentati e risposte di resistenza alla fatica ed alle altissime temperature tutte da valutare.
Propongo pertanto al Segretario ed a tutti i componenti del Direttivo e della R.S.U. del Sindacato Autonomo dei Forestali sardi, che si individui per tempo un gruppo di lavoro per analizzare concretamente il problema dei Babbi Natale in verde salvia (non cito le colleghe, in quanto sono molto più giovani e in forma di noi) per trovare una dignitosa soluzione, da proporre in tempi brevi a chi di competenza.
Sono convinto, inoltre, che la legge di riforma della L.R. 26/85 potrà avere una risposta ed una soluzione solo quando la classe politica sarà con noi, quando ragionerà come se fosse parte integrante del CFVA. Solo così riuscirà a proiettare immagini positive della riforma di legge per sé e per gli altri, coinvolta fino in fondo, fino al cuore e non solo nel cervello. Solo a queste condizioni potremo avere il fidato supporto del rappresentante politico, che combatte in sinergia con il CFVA le battaglie per l’innovazione ed il miglioramento della nostra organizzazione, convinto d’essere un forestale vero, per raggiungere risultati con esiti ed effetti positivi, in tempi umanamente accettabili.

22 dicembre 2012

buone feste a tutti,
Bruno Moro