In questi giorni di calura autunnale “infiamma” la discussione sul disegno di legge che prevede la soppressione del Corpo forestale dello Stato e degli effetti che questo può avere sul CFVA. In molti ipotizzano scenari apocalittici (trasferimenti di massa oltre tirreno), allettanti opportunità (pensioni per tutti a soli sessant’anni), ed i più audaci addirittura passaggi ad altre amministrazioni (una divisa da poliziotto nuova di zecca). Ipotesi che spesso fanno sorridere perché ricordano un pochino quelle scene da film dove, nella visita psicologica ogni malato vede nel disegno astratto che gli propone il medico non tanto quello che c’è raffigurato ma quello che lui vorrebbe.
Gli effetti di questo disegno di legge (se approvato nella attuale stesura) saranno chiaramente quello di fare scomparire l’attuale CFS e di trasferire le sue competenze “alle altre forze di polizia”. Ogni ulteriore scenario credibile, anche che ci riguardi, può essere costruito soltanto con ragionamenti che trovino un minimo di base normativa. Può essere invece molto pericoloso seguire l’dea del CFS ed in particolare del suo attuale comandante, che (mosso da interessi molto diversi dai nostri) cerca di “unificare i forestali d’Italia” per saltare poi in blocco all’interno della polizia di stato. Un idea che nasce probabilmente dall’esigenza di tutelare poltrone ed incarichi ma che, oltre ad andare nella direzione esattamente contraria rispetto a quanto proposto dal disegno di legge 1577 del Governo, avrebbe effetti devastanti sul personale CFVA di gran lunga in esubero rispetto agli organici necessari a svolgere le residuali competenze di polizia rimaste all’ex CFS.
Infatti, per costruire un ragionamento che ci faccia realmente intravedere quello che potrebbe accadere, occorre restare fedelmente legati alle indicazioni contenute nel disegno di legge. E se questo parla chiaramente di “passaggio delle competenze finora affidate al CFS alle altre forze di polizia” e si pone l’obiettivo di risparmiare ed“eliminare le duplicazioni ed il coordinamento delle funzioni” parrebbe chiamare in causa chiaramente il Noe dei Carabinieri che finora è stata l’unica forza di polizia ad occuparsi stabilmente di ambiente. Su questo l’Arma come da tradizione non dice nulla ma in un ottica di unificazione delle forze di polizia c’è chi è pronto a scommettere che con la loro capillare presenza sul territorio (rispetto alla PS finora principalmente concentrata nei grossi centri urbani) sono i primi candidati a recepire le competenze che il disegno di legge stabilisce di voler togliere al CFS.
In questa ottica sembrerebbe improbabile la creazione di una “polizia ambientale” all’interno della PS (come invece prevedeva il vecchio ddl Rosato), in quanto riproporrebbe lo stesso doppione con i Carabinieri che invece il disegno di legge parrebbe voler correggere. Ma se si può ipotizzare abbastanza tranquillamente (sulla base della dicitura dell’art. 7) che alcune competenze possano andare ai Carabinieri quale sarà il destino del personale CFS? I poco più di 6.000 forestali continueranno ad occuparsi di “ambiente” semplicemente indossando una nuova divisa o verranno fagocitati fra i cento mila poliziotti del Ministero degli Interni semplicemente per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica?
In questo a dir poco complicato scenario ipotizzare un semplice “accorpamento” del CFS con il CFVA (non supportato da alcuna norma o disegno di legge) e a dir poco privo di logica, tanto più se si pensa che anche ammesso che questo fosse possibile sarebbe come salire a bordo di una nave che affonda in quanto al momento si tratta di un istituzione di cui non è assolutamente chiaro il destino. Ipotizzare poi, con tutti i limiti normativi, contrattuali e pensionistici che il personale CFVA possa scegliere di passare alla polizia di stato (seguendo il probabile destino del CFS) semplicemente esprimendo il proprio consenso, restando ben ancorato alla propria sede di servizio e con il solo effetto di cambiare i colori della propria divisa è semplicemente follia pura.
Le riforme basate sul risparmio e realizzate per fronteggiare la grande crisi economica di questi anni hanno finora lasciato sul campo “morti e feriti”. Riforma delle pensioni, blocco dei contratti o semplicemente il taglio dei nostri buoni pasto dimostrano quanto sia semplice per il Governo togliere “diritti” ai lavoratori senza nemmeno chiedere il loro parere. Se così come auspicato dal comandante del CFS si dovesse arrivare alla soppressione del CFVA questa andrebbe valutata con attenzione e prudenza in ogni suo singolo aspetto. Si può anche accettare di cambiare il colore della nostra divisa ma una firma in bianco sul nostro destino lavorativo (con implicazioni che possono essere devastanti sulla vita lavorativa e personale di ognuno di noi) oggi più che mai sarebbe da irresponsabili.