Progressioni: la lettera di un nostro associato all’assessore del Personale Gianmario Demuro

capo cacciaGentile assessore, chi le scrive appartiene alla schiera di quei pochi stupidi (il termine è del tutto appropriato) che ancora credono nei valori umani quali: la dignità, il rispetto e l’abnegazione per il proprio dovere, attuato con vera passione. Appartengo al Corpo Forestale da 24 anni, che come lei ben sa è stato vituperato senza ritegno da tutti i politici di turno, perché sappiamo fare bene e fino in fondo il nostro mestiere, per tutelare e proteggere anche a costo della vita la nostra amata Sardegna. Appartengo a quella schiera di poveri idioti che ancora una volta hanno creduto alla politica, e anche proprio a lei gentile assessore, se penso che ho anche sostenuto con il consenso i miei stessi carnefici immagini quanto dolore e delusione vi è in me. Abbiamo pensato, forse i politici questa volta, con un sussulto di dignità, nei confronti di chi ci mette la faccia come noi (visto che indossiamo una divisa e non possiamo sfuggire neanche se lo volessimo al nostro dovere) attueranno la promessa di definire una volta per sempre la questione delle progressioni. Era un semplice diritto, un atto di dignità giuridica, non una elemosina o un ozioso e peregrino capriccio. Poveri noi cretini, cosa ne sappiamo dei vostri giochi di palazzo, delle vostre manovre politiche, dell’arte del promettere e dell’inganno. Vada a vedersi la storia del Corpo Forestale in generale e quella della Base Navale di Alghero, vada a leggersi i nostri atti, il lavoro indefesso che giorno dopo giorno portiamo avanti, con carenze di ogni tipo, con decisioni amministrative e penali che colpiscono, purtroppo, sempre la parte più debole di questa società che per campare i propri figli va a delinquere in mare. Lei non ha la più pallida idea, e lo dico con franchezza, di cosa significhi affrontare le proprie responsabilità in un lavoro così delicato e importante, qual è il far rispettare le leggi dello Stato e della Comunità Europea, sapendo che chi ti deve sorreggere e aiutare ti affossa affogandoti nell’oblio dell’abbandono. Lei lo sa che se  troviamo una persona che prende un riccio di mare in più c’è la pena di 4000 Euro, da applicare normalmente a persone disoccupate, cassaintegrati, tossico dipendenti, ex detenuti, insomma gli ultimi, quelli che non hanno neanche l’acqua nelle brocche? Ha idea dello stress psicofisico che questo comporta. Lei lo sa che ci prendono per affamatori? Siamo noi l’immagine delle decisioni prese nelle ovattate sale della politica, ma chi poi passa per tiranni siamo noi. Di lei, mi scusi, nessuno a parte noi bistrattati, sa che esiste, e nessuno glie ne farà mai una colpa. Quindi immagino di no, lei non lo sa cosa deve affrontare un uomo che indossa la divisa e gira armato. Pertanto, siamo delusi ma non scoraggiati, anche se ci sono state ancora una volta parole e promesse al vento, fatte per tenerci buoni, magari per strappare qualche firma sul contratto scorso. Lo dimostrano gli ultimi fatti. Avete stracciato la sua (sig!) stessa proposta di legge n. 283, dove all’art. 3 c’era la proposta per le progressioni, ma avete approvato gli altri articoli che prevedono gli straordinari, quelli si fondamentali, stralciandoli e inserendoli in un’altra legge approvata il 23 dicembre u.s. Complimenti, una manovra esemplare su come si mostra l’asso spacciandolo per re. Ma dietro i vostri (mi perdoni) giochi di palazzo ci sono persone in carne e ossa, sentimenti, padri di famiglia, speranze e attese (vane) che qualcuno si ricordi di loro e che la vita non è certo politica come la intendete voi. Mi auguro solo che chiunque abbia commesso l’ennesima, barbara giocata d’azzardo, sulla pelle dei lavoratori onesti e integerrimi, abbia la sua vita e quella dei suoi cari, che Dio mi perdoni, ripagata con la stessa moneta, e stia sicuro questo accadrà, la legge del contrappasso non è un’invenzione di Dante, anche lei gentile assessore, un giorno sarà trattato da elemosinante proprio come oggi lei tratta me. Anche lei si vedrà costretto a bere il calice amaro del tradimento. E quando magari un suo caro si lamenterà per questioni di diritto e dignità sul mondo del lavoro, non abbia indugi, gli ricordi pure che ci sono altri idioti che stanno peggio, faccia pure il mio nome, la autorizzo fin da ora a dargli i miei dati, compreso il cellulare; visto che con quel numero ho gestito due canadair durante uno dei centinaia di incendi nelle montagne del Goceano parlando con il pilota, a mie spese s’intende, e ancora oggi lo metto a disposizione in tutti gli atti del mio lavoro visto che in piena era digitale lavoriamo con un telefonino da 19 Euro.
Naturalmente, non sarà il vostro totale menefreghismo a smuovere la mia onestà e dignità intellettuale, anzi, mi adopererò nel lavoro e in ogni sede, affinché la gente non pensi mai per un attimo che siamo tutti come i politici. Grazie al cielo c’è sempre un’alternativa, e per questo che il Padreterno ha creato degli inguaribili sognatori come noi del Corpo Forestale della Regione Sardegna.
Stia bene, (non le sembri strano, sono sincero), e auguri vivissimi, con i tempi che tirano, non in politica, ma tra i politici, forse lei ne avrà bisogno più di me.
Viva il Corpo Forestale, viva la Sardegna.
Alghero, 8 gennaio 2016.
Bernardo Brau,